La dieta vegana con pochi carboidrati riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Lo rivela uno studio dalla quale emerge che seguire una dieta vegana giova al livello di colesterolo nel sengue. Lo studio è stato pubblicato sul British Medical Journal Open (BMJ Open). La dieta vegana “low-carb” assicurerebbe un livello di colesterolo inferiore, secondo il gruppo di ricercatori canadesi e statunitensi che ha condotto la ricerca, a quello registrato in chi seguiva una dieta vegetariana ad alto contenuto di carboidrati.
39 i partecipanti alla ricerca, scelti in base all’appartenenza a queste due categorie: uomini sovrappeso iperlipidemici e donne che hanno superato la fase di menopausa. Due anche le possibili diete da seguire: una vegan low-carb (26% carboidrati, 31% proteine e 43% grassi, con incentivo a consumare soia e frutta secca col guscio, fibre e vegetali a basso contenuto di carboidrati) e una vegetariana high-carb (58% carboidrati, 16% proteine e 25% grassi, con indicazione di mangiare soprattutto grano integrale e derivati, latticini magri o scremati e sostituti liquidi delle uova).
Dallo studio è emerso che chi ha seguito la dieta vegana a basso contenuto di carboidrati ha registato una maggiore perdita di peso e una riduzione dei livelli di colesterolo LDL e totale, triglideridi e del conseguente rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Nessuna differenza è invece stata evidenziata con la dieta vegetariana high-carb per quanto riguarda pressione sanguigna, insulina e glucosio nel sangue. Secondo quanto affermato nelle loro conclusioni dagli studiosi del St. Michael’s Hospital di Toronto, della Harvard Medical School, della University of Toronto, del Boston Children’s Hospital, del New York Medical College e del Solae LLC:
Una dieta vegana personale a basso contenuto di carboidrati contiene un maggior numero di proteine e grassi da prodotti a base di glutine e soia, noci e oli vegetali, possiede maggiori benefici nella riduzione di lipidi rispetto ad una dieta ad alto contenuto di carboidrati, ma povera di grassi, contribuendo a migliorare i tassi di rischio rispetto alle malattie cardiovascolari.