Da una sostanza nella birra si potrebbe sviluppare un rimedio efficace per la glicemia e quindi per il diabete e per la sindrome metabolica. La sostanza presente nella birra, oggetto di uno studio, è l’antiossidante xantumolo, simile al più noto resveratrolo del vino.
L’antiossidante xantumolo potrebbe essere un rimedio efficace contro la resistenza all’insulina, ormone che regola lo zucchero nel sangue (glicemia), problema centrale in diabete e sindrome metabolica (disturbo complesso caratterizzato da glicemia alta e obesità, colesterolo alto etc). La molecola xantumolo e, meglio ancora, due derivati di essa più sicuri per l’organismo, si sono dimostrati capaci di ridurre la resistenza all’insulina, quindi di migliorare il controllo glicemico. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, frutto di una ricerca condotta da Fred Stevens del College of Pharmacy presso la Oregon State University (OSU) a Corvallis.
I ricercatori hanno anche scoperto che la sostanza ha effetti positivi contro i deficit di memoria e apprendimento che spesso si accompagnano alla sindrome metabolica. Lo xantumolo non è nuovo alla scienza e lo stesso gruppo di Stevens ne aveva dimostrato gli effetti positivi contro diete sbagliate e problemi di controllo glicemico. Il problema è che lo xantumolo non si può assumere a lungo perché potrebbe avere effetti collaterali, in quanto si trasforma nell’organismo in una molecola simile agli ormoni estrogeni. Così Stevens ha pensato di modificare chimicamente lo xantumolo in una forma sicura incapace di trasformarsi in estrogeni.
Ed ha dimostrato che due derivati sicuri dello xantumolo sono efficaci anche più dello xantumolo stesso contro la sindrome metabolica. In particolare i due composti derivati dallo xantumolo, indicati come TXN e DXN, riducono la resistenza all’insulina in modelli animali della malattia. E ancora, DXN e TXN risolvono i problemi cognitivi connessi alla sindrome metabolica, riducendo deficit di memoria e apprendimento legati a essa. DXN e TXN potrebbero dunque divenire la base di nuovi farmaci contro la resistenza all’insulina, con un impatto potenziale anche sul diabete.