Cefalee, una soluzione transculturale se serpenti, vermi, insetti, pulci, ecc. strisciano dentro la testa. Se ne parla dal 23 al 25 maggio a Stresa.
Nella sua relazione al congresso STRESA HEADACHE 2019, il Professor Paul Rizzoli, Direttore del Graham Headache Center dell’Harvard Medical School di Boston, affronta una problematica nuova per le cefalee, ma che, con il crescente fenomeno delle migrazioni di massa, sta investendo tutto l’ambito clinico occidentale non solo neurologico: come fare diagnosi in chi non appartiene alla nostra cultura? ODE ORI: In altre culture esistono cefalee a noi sconosciute: Rizzoli segnala una forma associata a disturbo d’ansia e somatizzazione caratteristico della Nigeria chiamata Ode Ori. Colpisce i giovani Yoruba di tale area subsahariana, prevalentemente di sesso femmine, religione cristiana e con ridotta scolarità. Insieme alla cefalea compaiono vertigine, disturbi visivi, del sonno, dolori vaghi e diffusi a tutto il corpo, formicolii migranti, prurito, palpitazioni e acufeni descritti come gorgoglii, fischi, sibili, ronzii, borbottii, brusii. Gli attacchi durano da alcuni mesi e oltre 2 anni e talora si cronicizzano con un corteo di sintomi di accompagnamento simili ai nostri disturbi d’ansia e di depressione, ma che, come spesso accade nella popolazione africana, hanno una più marcata impronta psicosomatica.
SOMATIZZAZIONE: Anche i nigeriani infatti utilizzano, molto più degli occidentali, il corpo come strumento di comunicazione e ciò li espone a rischio di somatizzazione. Dicono di essere stati invasi da serpenti, vermi (aràn), insetti, pulci (kokoro) o da altre forme infestanti indefinite che scatenano i sintomi quando iniziano a muoversi all’interno della testa o del corpo. CONTROLLO ESTERNO: Tali credenze derivano dalla convinzione di un controllo del proprio comportamento da parte di fattori esterni soprannaturali o magici come ad esempio la ripetizione all’infinito del nome della vittima da parte di nemici che vogliono procurarle danno dopo aver favorito la penetrazione degli agenti infestanti nel suo corpo. La cura è affidata a guaritori tradizionali (babalawo) che scacciano l’agente infestante dalla fontanella cranica anteriore dove secondo la traduzione nigeriana si trova l’area cerebrale dei sensi (iye) che controlla le funzioni mentali e i rapporti fra cervello e corpo attraverso connessioni (okun) che raggiungono occhi. orecchie, cuore, ecc, e la cui perturbazione porta ai classici sintomi della sindrome.
TTH: Anche se meno pittoresche, pure in Occidente esistono differenze transculturali interindividuali nel mal di testa: un classico esempio è la cefalea di tipo tensivo, la cosiddetta TTH, acronimo di tension type headache, volgarmente chiamata mal di testa da stress. Perchè, nonostante ogni correzione di tipo statistico, la diagnosi di cefalea tensiva in USA resta doppia rispetto all’Europa: ad es. 74% in Danimarca e 38% negli Stati Uniti? Perchè ci sono differenze culturali anche nel riferire i propri sintomi al medico e la percezione del dolore può variare in base al substrato genetico, climatico, socioeconomico, dello stile di vita, della comorbidità, del genere e della salute generale. Le donne sono ovunque più colpite dei maschi: in Danimarca l’86% contro il 63% degli uomini e in USA il 42% contro l’36%. In Italia la TTH è più simile agli USA con una frequenza inferiore del 19,4% rispetto alla media delle altre nazione europee. Almeno in questo ambito, nonostante tutto, siamo i meno stressati fra i Paesi dell’euro.
SOLUZIONE TRANSCULTURALE: Per capire queste differenze Rizzoli propone il metodo del “collaborative advantage” cioè lo scambio transculturale di esperienze fra ricercatori di vari Paesi con cui acquisire informazioni globali non ricavabili da studi condotti in unico Paese. Centri diversi offrono differenti prospettive diagnostiche, la cui convergenza porta a comprendere le differenze culturali interindividuali tipiche della cefalea. Una valutazione qualitativa transculturale fa superare errori e fraintendimenti di razza e di genere a tutto vantaggio di un miglioramento dei trattamenti.