Che cos’è la cannabis o canapa? La cannabis o canapa, è bene saperlo, è un pianta. Una pianta antichissima. Il più antico manufatto umano ritrovato è una pezza di canapa che risale all’8.000 A.C.. La storia della canapa come fonte di fibre, per tessuti, per cordami, per carta (il primo foglio di carta di cui si ha traccia è fatto di canapa e risale a circa 500 anni A.C.) e per uso alimentare (i semi di canapa sono particolarmente ricchi di acidi grassi polinsaturi e di proteine nobili, e se ne viene estratto l’olio il residuo proteico costituisce un ottimo mangime), si intreccia con la storia della cannabis e della marijuana come prodotto psicoattivo.
L’uso della cannabis per reumatismi, gotta e altre patologie è riportato fin dagli inizi del terzo millennio avanti Cristo, in Cina, spesso con più accento sulle proprietà medicinali e terapeutiche che su quelle psicotrope. Tracce dell’uso antinfiammatorio della cannabis si trovano anche nella storia dell’antica Grecia. Dove si trova la cannabis? La canapa è sempre stata presente in molte parti del mondo; infatti, esistono varie specie (o varietà) di canapa, che hanno sviluppato caratteristiche specifiche sulla base dell’ambiente in cui si sono sviluppate: Cannabis sativa è pianta imponente, tipica dei Paesi caldi; Cannabis indica è bassa e cespugliosa, tipica di climi rigidi di montagna; Cannabis ruderalis resiste al rigido inverno russo e non regola la fioritura in modo stagionale, in base alle ore di sole (autofiorente). Le diverse varietà si differenziano quindi in termini di facilità e modalità di coltivazione, di resistenza, e di qualità della fibra che se ne ottiene.
Quali sostanze contiene la canapa? La resina della cannabis è molto ricca di composti dalle più svariate azioni farmacologiche; la categoria di composti più rilevante è quella dei cannabinoidi (ne sono stati descritti fino a 100), responsabili delle azioni farmacologiche, psicoattive e intossicanti; sono inoltre presenti molte altre sostanze, come terpenoidi e flavonoidi. Le diverse varietà possono presentare marcate differenze nella dotazione di enzimi che producono i derivati cannabici principali; le qualità impiegate per finalità agroindustriali – e quelle con maggiore interesse per un uso terapeutico rispetto a patologie infiammatorie, immunitarie, psichiatriche – producono principalmente cannabidiolo (CBD), mentre quelle di interesse tossicologico – e con maggiore attività analgesica – producono principalmente tetraidrocannabinolo (THC). Dal punto di vista degli effetti psicotropi intossicanti, la sativa è più leggera, stimolante; l’indica ha più effetti somatici ed è più sedativa, rilassante; la ruderalis avrebbe poco interesse, essendo povera di THC, ma può venire ibridata a dare varietà autofiorenti più attive.
(Testo tratto da Fatti di canapa a cura del dottore Corrado Amedeo Presti, dir. I livello anestesia, rianimazione e terapia antalgica all’Asp 7 Ragusa Ospedale Maria Paternò Arezzo).