Jacopo Compagnoni, guida alpina di 40 anni, fratello della campionessa di sci Deborah, è morto dopo esser stato travolto da una valanga.
Con un amico stava scendendo con gli sci d’alpinismo dal canale Nord del Monte Sobretta, a circa 2850 metri di quota, nel territorio comunale di Valfurva (Sondrio) quando è avvenuto il distacco. La valanga aveva un fronte di un centinaio di metri e lo ha travolto. L’amico, illeso, ha prestato i primi soccorsi e ha chiamato subito il 112. Jacopo Compagnoni è stato trasportato con l’elicottero all’ospedale di Sondalo dove è deceduto. Jacopo Compagnoni è stato travolto attorno alle 12. Le sue condizioni sono apparse subito disperate a causa dei gravi traumi riportati. L’incidente a Compagnoni si è verificato mentre era in compagnia di un amico che, invece, è riuscito a salvarsi e a lanciare l’allarme ai soccorritori. E’ stato lui a prestare i primi soccorsi a Compagnoni in attesa dell’arrivo dell’elicottero di Areu giunto tempestivamente sul luogo della tragedia. L’operazione di recupero è stata molto complessa. In un secondo volo il velivolo di Areu ha riportato a valle l’amico illeso.
“Sono Jacopo Compagnoni, faccio la guida alpina e il maestro di sci, vivo a Santa Caterina Valfurva, in alta Valtellina, e tutto l’anno accompagno i clienti sulle montagne, in questa zona e in tutte le Alpi, d’estate in alta montagna e in inverno si fa free ride e andando verso la primavera lo sci alpinismo”. Si presenta così, in un video pubblicato online, Jacopo Compagnoni, morto oggi travolto da una valanga. Il fratello minore della campionessa Deborah stava scendendo con gli sci d’alpinismo dal canale Nord del Monte Sobretta, a circa 2850 metri di quota, nel territorio comunale di Valfurva (Sondrio) quando è avvenuto il distacco. “Sono sempre andato in montagna, mio nonno – dice Compagnoni nel video – era guida alpina, mio papà anche e da piccolino mi portava quando c’era magari un posto libero, mi chiedeva e andavo insieme, da quando avevo 6 anni ho fatto quasi tutte le montagne qua, nel giro di 3 o 4 anni. Sicuramente ci vuole passione, poi visto da fuori sembra un lavoro bellissimo che non è neanche un lavoro, invece ci sono molte problematiche, siamo noi i responsabili di chi viene in montagna con noi e la priorità – sottolinea – è sempre quella, di rendere sicura e agevole la gita di un cliente, renderla anche bella perché comunque vengono con noi per divertirsi. Possono venire le persone che si avvicinano per la prima volta alla montagna sia quelle più impegnative, qualcosa per tutti c’è”.