Comiso – “CE, nessuna conformità garantita”, mostra fotografica di Claudio Castilletti, Federica Carrozza, Luca Tegano nella galleria “Zona Blu” a Milano.
Il progetto analizza i temi legati alla pandemia ed alle situazioni paradossali ed estremizzate che essa ha generato. Gli sviluppi di una sperimentazione avviata all’Accademia di Belle Arti di Catania. Claudio Castilletti, di Comiso ha estremizzato alcune situazioni: la foto con l’Amuchina, presentata come una bottiglia di champagne, quasi a simboleggiare il nuovo ruolo sociale che essa ha assunto, o la provocazione della banana in bocca che perfora la mascherina. Tre giovani fotografi e le loro “sperimentazioni”. Claudio Castilletti, di Comiso (Rg), Federica Carrozza, di Messina e Luca Tegano, di Reggio Calabria espongono le loro opere nella Galleria dell’associazione “ZONA BLU”, in via Boffalora 15, a Milano. Il vernissage della mostra, dal titolo “C€, nessuna conformità garantita”, è in programma il 14 gennaio, alle 18. La mostra resterà aperta tutti i giorni, fino al 28 gennaio, dalle ore 16 alle 22 (su prenotazione).
Nello spazio espositivo milanese i tre giovani proporranno dei “trittici”, con una foto per ciascun autore, accomunate dall’elemento cromatico: fotografie dai contenuti seri, mascherate da oggetti di intrattenimento. In essi l’attenzione è posta ai dettagli, con inquadrature ravvicinate, colori forti e sgargianti. Il tema è la recente pandemia, che ha segnato la vita di tante persone in un mondo sempre più globale e interconnesso. Alcune situazioni individuali o singole, in alcuni casi esasperate, raccontano un fenomeno sociale che ha avuto un grande impatto sui comportamenti umani, spesso estremizzandoli, o creando situazioni inimmaginabili. La mostra le presenta nel loro insieme, offrendo uno spaccato importante che si muove tra l’arte e la sociologia e insieme la possibilità di una riflessione comune sugli eventi dell’ultimo biennio. Il titolo “C€, nessuna conformità garantita” utilizza in modo volutamente strumentale e simbolico il marchio europeo “C€”, che attesta per un prodotto la conformità e il rispetto degli standard di qualità.
Il progetto dei tre giovani, che stanno concludendo il corso di specializzazione in Fotografia, nasce all’interno del progetto “uno+uno=tre”, promosso dal professore Armando Romeo Tomagra, docente di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Catania. “Uno+uno=tre” punta a creare dei gruppi di lavoro tra alcuni giovani che hanno sviluppato alcune attitudini e sinergie e un altro che, per le diverse caratteristiche, può fare da collante rispetto alle inclinazioni ed alla cifra stilistica degli altri. L’analisi dei contenuti ed il dialogo tra gli studenti produce sinergie e ricerca di nuovi metodi di comunicazione che, nel caso dei tre studenti, sono sfociate in alcune sperimentazioni originalissime. «Il progetto “C€, nessuna conformità garantita” – spiega Federica Carrozza – ha lo scopo di far riflettere, ironizzando sulle abitudini e ridicolizzando le ossessioni che il cittadino medio, a causa dei condizionamenti mediatici, si è ritrovato ad avere nella sua quotidianità. Dalla mascherina indossata male alle mascherine di fortuna, dall’utilizzo spropositato ed eccessivo dei disinfettanti al considerare il malato un reietto, dalla paura del contatto al delirio da lockdown. Il titolo fa riferimento al luogo d’origine del virus, utilizzando la versione cinese del marchio relativo agli standard di sicurezza europei e l’utilizzo della simbologia C€ è chiaro riferimento sociopolitico della condizione umana imperante che trasforma il tutto in strumento di consumo».
«Il progetto “uno+uno=tre” – spiega Luca Tegano – ha queste finalità: coesione e condivisione con l’obiettivo di creare un progetto che funzioni sia nel singolo sia nella sua totalità. Durante il lockdown, abbiamo lavorato, sia pure a distanza, “uno+uno=tre”, avviando nuove sperimentazioni sui temi della pandemia. I risultati hanno sorpreso anche noi». «Luca ed io – spiega Claudio Castilletti – abbiamo sviluppato delle attitudini similari. Entrambi dedichiamo buona parte del nostro lavoro ai ritratti ed agli autoritratti, ma anche alle mezze figure. Lavorando sulla pandemia, Luca ha sviluppato varie sperimentazioni legate all’uso della mascherina, enfatizzando alcuni elementi, come nel caso dello scatto che mostra uno scarpone sul naso, utilizzato come una mascherina. Io ho posto attenzione su altri elementi, come l’Amuchina, presentata come una bottiglia di champagne, quasi a simboleggiare il nuovo ruolo sociale che essa ha assunto, o la banana in bocca perforando la mascherina usata come atto provocatorio per ridicolizzare l’atteggiamento schizofrenico di alcuni. Federica dedica la sua attenzione soprattutto ai particolari, che diventano strumento di denuncia sociale e politico. È il caso del “tampone alla papaia”, una provocazione del presidente della Tanzania John Magufuli che, mettendo in dubbio la validità dei tamponi, ne dispose la sperimentazione su uomini, animali e persino sulla frutta. Federica, per le sue caratteristiche, è l’elemento “collante” rispetto alle espressioni artistiche sviluppate da Luca e da me».