Ragusa – Domenica 6 febbraio sarà celebrata anche a Ragusa la 44esima Giornata nazionale per la vita. A darne comunicazione l’ufficio diocesano per la Pastorale della salute che organizza l’appuntamento d’intesa con l’ufficio per la Pastorale della famiglia, l’ufficio per l’Insegnamento della religione cattolica e il Centro di aiuto alla vita.
Sono previsti una serie di momenti religiosi in due giornate, sabato 5 e domenica 6 febbraio. “Intanto, però – chiarisce il direttore della Pastorale della salute, il sacerdote Giorgio Occhipinti – abbiamo voluto diffondere il messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei in occasione proprio di tale appuntamento. I vescovi esortano tutti a custodire e accompagnare le vite più fragili, da quelle nascenti a quelle terminali. Inoltre, i vescovi osservano che emerge con rinnovata consapevolezza l’evidenza che la vita ha bisogno di essere custodita. “Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui – si legge nel testo – che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione”. Il pensiero dei presuli va innanzitutto alle nuove generazioni e agli anziani: “Le prime, pur risultando tra quelle meno colpite dal Covid-19, hanno subìto importanti contraccolpi psicologici, con l’aumento esponenziale di diversi disturbi della crescita; molti adolescenti e giovani, inoltre, non riescono tuttora a guardare con fiducia al proprio futuro.
Anche le giovani famiglie hanno avuto ripercussioni negative dalla crisi pandemica, come dimostra l’ulteriore picco della denatalità raggiunto nel 2020-2021, segno evidente di crescente incertezza. Tra le persone anziane, vittime in gran numero del Covid-19, non poche si trovano ancora oggi in una condizione di solitudine e paura, faticando a ritrovare motivazioni ed energie per uscire di casa e ristabilire relazioni aperte con gli altri”. Il messaggio si sofferma anche sull’impatto della pandemia sulle fragilità sociali, con l’aumento delle famiglie – specialmente giovani e numerose – in situazione di povertà assoluta, della disoccupazione e del precariato, la crescita della conflittualità domestica”. La Cei, poi, attinge alle parole usate da Papa Francesco per indicare San Giuseppe come modello di coloro che si impegnano nel custodire la vita. Quindi viene ricordato l’impegno delle tante persone che custodiscono ogni vita sia nell’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato solidale. “Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto per la loro generosa dedizione.
A tutti – scrivono i vescovi italiani – va la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento: sono loro la parte migliore della Chiesa e del Paese; a loro è legata la speranza di una ripartenza che ci renda davvero migliori”. La Conferenza Episcopale Italiana guarda poi con preoccupazione ad alcune spinte culturali mortifere, facendo un esplicito riferimento alla recente raccolta firme per indire il referendum sulla depenalizzazione del suicidio assistito: “Anche la riaffermazione del “diritto all’aborto” e “la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente vanno nella medesima direzione”.