Nel riportare la dichiarazione con cui l’assessore ai lavori pubblici Gianni Giuffrida aveva dato spiegazioni in merito all’inquinamento dell’acqua in alcune zone di Marina di Ragusa, rispondendo a domande e critiche del capogruppo consiliare 5 stelle Sergio Firrincieli e dal segretario cittadino del Pd, Peppe Calabrese e del presidente dell’associazione Pericentro, Pietro Pace, avevamo testualmente scritto che l’assessore “ha spiegato minimizzando comunque la portata dell’inquinamento idrico”.
E non avevamo letto e visto male questa ‘minimizzazione’ considerato che proprio su essa verte la replica di Peppe Calabrese alle affermazionii del titolare dei lavori pubblici. Infatti Calabrese parte in quarta affermando “è incredibile notare con quale tranquillità membri dell’amministrazione comunale di Ragusa si siano specializzati nell’arte del minimizzare qualsiasi problema, riducendolo a fatto transitorio, mentre ogni mancanza amministrativa viene giustificata con il tentativo di far passare ogni azione ordinaria dell’amministrazione come straordinaria. L’assessore Giuffrida, tra tutti, è un vero fuoriclasse in questa disciplina, secondo solo al sindaco Cassì”. Il segretario cittadino del Pd traccia poi la cronistoria della situazione idrica attuale nella frazioe rivierasca ragusana “con ordinanza sindacale numero 118 del 19 gennaio 2022, il sindaco ha vietato l’utilizzo dell’acqua praticamente per tutta Marina di Ragusa perché sono stati riscontrati parametri difformi ai requisiti richiesti dalla legge in merito alla presenza di nitrati.
È un problema che la nostra città conosce bene, altri sindaci in passato hanno dovuto disporre lo stesso divieto per Marina di Ragusa a causa dello sforamento del parametro massimo di nitrati consentiti, il cui massimo è 5 mg per litro, mentre i nitriti devono essere inferiori a 0,5 mg/l. Infatti, circa 15 anni fa, è stato installato un denitrificatore a servizio della località costiera proprio per tentare di risolvere la questione. Poiché, però, quella dell’inquinamento temporaneo delle acque non è l’unica criticità idrica di Marina di Ragusa, ma c’è pure il problema della siccità e dell’enorme aumento di consumi nel periodo estivo, ci si è spesi nel tempo per costruire l’acquedotto di Camemi in modo da poter rifornire quel centro abitato con l’acqua proveniente dall’invaso di Santa Rosalia. Ora, siamo consapevoli del fatto che se l’acqua della rete idrica cittadina si inquina non può certo essere colpa dell’Amministrazione comunale; tuttavia siamo sicuri che quando si hanno gli strumenti per ovviare a un problema e questi non vengono usati qualche responsabilità c’è. Responsabilità che ci sono senza dubbio anche quando uno stesso problema si verifica ciclicamente e non ci si adopera per impedire che succeda nuovamente”. Dopo questa premessa Calabrese entra nello specifico “alla notizia del divieto di utilizzo delle acque il Partito Democratico e l’associazione Pericentro hanno segnalato che se si fosse messo a regime l’acquedotto di Camemi, il divieto di utilizzo dell’acqua sarebbe stato necessario per appena qualche ora e non cinque giorni come quelli appena passati.
A questo punto il capolavoro di Giuffrida: venerdì l’inquinamento era in fase di superamento, ma al momento in cui scriviamo l’ordinanza non è stata ancora revocata; il lieve sforamento dei parametri non sarebbe grave “giacché presenti in molti alimenti”. Allora perché la legge dice che devono essere inferiori a un tot? L’assessore ha avuto delle particolari dritte dal mondo scientifico che gli suggeriscono di infischiarsene della legge? Giuffrida ha poi detto che “il potabilizzatore è stato attivato solo da pochi mesi a seguito di laboriose interlocuzioni con la Regione”, quasi per far pensare che è stato un risultato faticoso… Segnalo all’assessore Giuffrida che nessuno obbliga lui o chiunque altro a fare l’amministratore della cosa pubblica. Se il lavoro è troppo duro potrebbe pensare a lasciarlo nelle mani di qualcuno più abituato al sudore. Poi l’ultima chicca: non è possibile prelevare acqua dalla vasca di Santa Rosalia perché la quantità consentita è di 500.000mc solo per sei mesi e cioè nel periodo dell’anno in cui fa più caldo. Francamente abbiamo difficoltà a credere che in caso di emergenza, come per l’inquinamento dell’acqua potabile, qualcuno potrebbe mai impedire di consentire per pochi giorni l’utilizzo di quella risorsa a Marina di Ragusa nel periodo dell’anno in cui la popolazione è minima rispetto all’estate”. Alla luce di tali premesse e constatazioni, Peppe Calabrese conclude “sembra tanto, in tutta onestà, che la posizione di Giuffrida sia quella di chi deve cercare a tutti i costi delle scuse più o meno plausibili per coprire le proprie mancanze. I dati di fatto però restano: ad oggi, dopo cinque giorni, il divieto di utilizzare l’acqua a Marina di Ragusa è in vigore; in quattro anni non è stato immesso un metro cubo d’acqua nella condotta di Camemi; dopo quattro anni di amministrazione Cassì le contrade continuano a non essere allacciate alla rete idrica cittadina. Forse Giuffrida dovrebbe imparare a far silenzio ogni tanto”.