Il metodo usato per i vaccini anti Covid si trasforma in un speranza per i malati di Aids. Ad annunciarlo è stata l’International Aids Vaccine Initiative (Iavi) e l’azienda Moderna: è partita la sperimentazione di un vaccino contro il virus Hiv basato sulla tecnica innovativa dell’Rna messaggero. Si accende così la speranza per una malattia che ha fatto solo in Italia 45.000 vittime. Via ai test negli Stati Uniti sui primi 54 volontari. A 40 anni dalle prime diagnosi di Aids, il traguardo di un vaccino non è stato ancora raggiunto e questa nuova strada potrebbe rivelarsi promettente, anche se gli esperti invitano alla cautela. Lo studio di Fase 1 del vaccino anti- Hiv “mRNA-1644” è sponsorizzato da Iavi e si svolge in quattro sedi negli Usa. Saranno reclutati 56 volontari adulti sani e Hiv-negativi. Le risposte immunitarie dei partecipanti saranno esaminate in dettaglio molecolare per valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti. È una sfida sicuramente importante, afferma all’ANSA Stefano Vella, professore di Salute Globale all’Università Cattolica di Roma, pur esprimendo alcune perplessità sul fatto che si possa arrivare ad un vaccino preventivo contro l’Aids.
Vaccino contro Aids con la tecnologia del vaccino anti Covid
Quello contro l’Hiv è, ad oggi, «uno dei vaccini che ancora mancano contro le cosiddette malattie della povertà. In questo caso – spiega – sarebbe essenziale soprattutto per vaccinare le popolazioni africane, che ancora registrano tassi altissimi della malattia e per le quali i farmaci antiretrovirali sono difficilmente accessibili. Sarebbe dunque un vaccino con un uso mirato dove è più necessario, considerando che ci sono ancora oltre un milione di nuove infezioni da Hiv l’anno, di cui non si parla ma che non riusciamo ad abbattere». Fino ad oggi, spiega l’esperto, «non siamo riusciti a produrre un vaccino perchè abbiamo identificato solo da poco quali sono gli antigeni, ovvero le parti del virus Hiv che inducono gli anticorpi neutralizzanti. Inoltre, questo virus è talmente veloce a integrarsi nelle cellule che infetta, i linfociti, che risulta molto difficile che un qualunque vaccino possa impedire l’infezione». D’altra parte, rileva, «già con i vaccini anti-Covid a mRna si è visto che proteggono dalla malattia grave ma non tanto dell’infezione, e mi aspetto che accada lo stesso per il virus Hiv». E cioè, afferma Vella, «non credo che tale vaccino, quando sarà giunto a fasi successive di studio, sarà anche in grado di impedire l’infezione come vaccino preventivo». Tuttavia, «anche se solo proteggesse dalla malattia grave di Aids conclamato, sarebbe un passo avanti importantissimo, perchè ad oggi abbiamo ancora circa un milione di morti l’anno nel mondo». È vero che contro l’Aids oggi si dispone di farmaci antiretrovirali efficaci, ma se «con una sola iniezione si avesse lo stesso effetto dei farmaci, che vanno comunque oggi somministrati ogni due mesi – osserva – sarebbe comunque un avanzamento importante per la qualità di vita dei pazienti».
La speranza risiede quindi nella nuova tecnica a mRna che, precisa, «apre una strada in più perchè permette di inserire diverse sequenze di Rna virale nello stesso vaccino, e in questo modo si potrebbero produrre molti anticorpi neutralizzanti. A differenza di quanto accade per il vaccino Covid, per il quale è inserita solo una sequenza della proteina Spike del virus, nel caso del virus Hiv si potrebbero inserire diversi tratti dell’Rna virale che potrebbero portare a creare un cocktail di anticorpi potenzialmente più forte». La ricerca sul vaccino anti- Hiv «non si è mai fermata e ci sono diversi progetti europei in corso. Questa – conclude Vella – è sicuramente una importante opportunità in più».