Ragusa – Il bravissimo, seppur giovanissimo, Giuseppe Arezzi attore della Compagnia Godot di Ragusa, è stato un indimenticabile Tommy, nell’omonimo lavoro di Giuseppe Manfridi. E lo è stato per tre serate (11,12,13 febbraio) sobbarcandosi l’onere ma anche, visti i risultati delle ripetute standing ovation del pubblico, l’onore, dei cinquanta minuti alla volta di durata del monologo. Il tutto nell’incantevole cornice della Maison Godot, piccolo spazio confortevolmente quasi casalingo, ma con le pareti rrasparenti che permettono la visione del vivacissimo teatro contemporaneo italiano di cui l’autore è uno dei più significativi esponenti. Tommy è un post adolescente ventenne alle prese con i problemi della sua generazione. Altro che l’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni ricordata in queste settimane in occasione della scomparsa della grandissima Monica Vitti. I 60 anni trascorsi da quei film, dopo l’illusoria fiammata dei “formidabili” anni settanta, hanno condotto più che alla incomunicabilità alla totale non comunicazione, vittime soprattutto bambini, adolescenti e giovani.
E davvero solo lo è, Tommy, a cui ansie ed angosce e nevrosi provocano fastidiose serie di starnuti. Per evitarli, starnuti ma soprattutto ansie angosce e nevrosi, Tommy ha trovato il rimedio adatto chiudersi in una cantina, illuminata da una fioca lampada e quando sua madre la toglie, da una torcia portatile. Nella cantina il suo mondo la scoperta della sessualità della falsa amicizia delle incomprensione da parte dei genitori. un padre assente ed una madre troppo presente, ma solo per indagare sulla vita del figlio, per dirgli cosa sia giusto e cosa no, insomma per imporgli cosa e come fare e forsanche cosa e come pensare. E tutto queste insicurezze Tommy le confida ad un alter ego invisibile, in uno scambio di domande e risposte, in quello che il regista Vittorio Bonaccorso, nella presentazione del monologo, definisce “una specie di seduta psicoanalitica con sé stesso, una sorta di parossistico autodafé”. E alla fine del monologo, nelle tre serate, quello che Federica Bisegna e Bonaccorso hanno ironicamente, ma forse anche con una vena di rimpianto, definito il buon vecchio ‘dibattito’ tanto in voga in anni ormai lontanissimi, chiedendo al pubblico di proporre la propria lettura del monologo.
E nel corso di uno di questi dibattiti, non poteva non venire a galla, evidenziato anche da Danilo Amione, critico cinematografico, docente di Storia del cinema all’Accademia di Belle Arti di Ragusa, il nodo rappresentato da una prestigiosa compagnia teatrale qual è Godot che non gode di nessun riconoscimento da parte dell’istituzione locale, costretta ad autofinanziarsi e ad affrontare le spese necessarie contando soltanto sul sostegno dei numerosissimi amici spettatori che la circondano, nonostante ogni anno metta in scena la stagione Palchi diversi. Tornando a Giuseppe Arezzi, che impersona Tommy, di lui il regista/attore Vittorio Bonaccorso dice “Arezzi è uno dei fuoriclasse della compagnia ragusana, un giovane attore ma che fin da bambino, da quando si è avvicinato al teatro, ha subito mostrato grandi capacità interpretative che l’hanno poi portato ad avere, via via negli anni, ruoli di primo piano e molto importanti”. Ma siccome Godot non si ferma mai, alla Maison fervono i preparativi per festeggiare degnamente questo Carnevale. Sabato 26 febbraio alle 17,30 e alle 20 lo spettacolo “Note da favola” di Federica Bisegna con Paolo Lanza/Andrea Di Martino, domenica 27, alle 17,30 e alle 19 “Il sentiero fantastico” di Federica Bisegna, con la regia di Vittorio Bonaccorso. Per la gioia dei bambini e…non solo. (daniele distefano)