Ragusa – Pur essendo all’ opposizione, il consigliere comunale di Ragusa prossima, Gianni Iurato, è sempre stato dialogante con l’amministrazione, senza ricorrere al muro contro muro. Ma questa volta sembra che, sulla vicenda della riqualificazione di via Roma, presentata in conferenza stampa la settimana scorsa, abbia proprio persa la pazienza tanto da sbottare “la scelta in solitudine sul futuro del ponte di via Roma, una decisione di pancia da parte dell’amministrazione comunale di Ragusa che non è frutto di alcuna sostenibilità architettonica e viaria”. E Iurato spiega perchè “il ponte, di per sé, ha già una funzione ben precisa da 90 anni. E’ anche uno dei simboli più rappresentativi della nostra città e una riflessione tecnica più approfondita sulle eventuali tipologie di interventi da attuare sarebbe servita a evitare un dibattito cittadino da villaggio neolitico. Ai ragusani si sarebbe dovuta anticipare l’intenzione di “rifare il look” al ponte con almeno 2-3 soluzioni diverse.
Dove non trova spazio la decisione di pancia ma, piuttosto, quella che deve essere frutto della sostenibilità architettonica e viaria. Vincere le elezioni non significa essere chiamati a prendere decisioni in solitudine, in autonomia, costi quel che costi, ma a trovare soluzioni condivise per la comunità e veramente rispettose dell’identità cittadina. Ripeto: a me questa soluzione non piace neanche un po’. Ma il mio parere ha poca importanza. L’attenzione, piuttosto, la punterei su alcuni “angoli” che circondano il ponte, a cominciare dai meravigliosi locali dell’ex Standa: il loro acquisto valorizzerebbe sia i locali del Museo archeologico, con accesso, in questo caso, da via Roma, sia l’intera via Roma utilizzando parti dei locali per iniziative culturali in qualsiasi periodo dell’anno. Insomma, immagino una grande agorà culturale al coperto. Ecco che il ponte può diventare non un “luogo da raggiungere, dove sostare” (come se la città non avesse altri posti dove socializzare o da vivere) ma diventerebbe il mezzo che aiuta il cittadino a transitare verso il cibo per la mente, verso il cuore della sua comunità.
Il ponte sa fare benissimo il ponte. A noi toccherà costruire il resto”. (da.di)