Ragusa – “Il grande miracolo che compie Maria verso chi la va a trovare al santuario di Lourdes non è quello di farlo tornare a casa guarito ma senz’altro risanato nello spirito, nell’animo e nel cuore”. Così il vescovo della diocesi di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, durante l’omelia della messa vespertina tenutasi ieri nella chiesa di San Michele arcangelo, nel centro storico del capoluogo ibleo, a conclusione delle tradizionali quindici visite alla Vergine che hanno preso il via lo scorso 11 febbraio. “Una tradizione che, così come ho potuto appurare in maniera positiva – ha aggiunto il vescovo – qui è molto sentita proprio perché la comunità iblea ha preso atto che Maria dà quella pace interiore che fa vedere nella sofferenza e nella malattia quale può essere il contributo più grande che è possibile dare alla crescita del regno di Dio.
Contributo che intendiamo fornire anche attraverso la nostra preghiera, a maggior ragione in un momento così difficile a causa dei venti di guerra che spirano nella nostra Europa e che speriamo possano affievolirsi al più presto. Non dobbiamo sentirci lontani fisicamente e geograficamente ma, piuttosto, occorre sentirsi vicino a quelle popolazioni in sofferenza pregando affinché il Signore conceda sapienza e saggezza a quanti governano le nazioni, portando miti consigli. Anche per questo ho voluto la tre giorni straordinaria di adorazione in tutta la nostra diocesi perché il Signore possa concedere al mondo la pace e siamo qui a chiederlo a Maria, così come è stato fatto in tutti questi giorni con le quindici visite”. I riti religiosi sono stati curati dal rettore della chiesa, il sacerdote Giuseppe Cabibbo, e trasmessi, ogni giorno, su Radio Karis inBlu e in diretta streaming sulla pagina Facebook Radio Karis e sul canale YouTube di Radio Karis Ragusa, dove è possibile rivederli. “Abbiamo ascoltato con attenzione e condiviso le parole del vescovo La Placa – affermano il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, e sezionale, Danilo Tomasi – nel contesto dell’atto finale di questa radicata tradizione religiosa che abbiamo voluto sostenere dal punto di vista della comunicazione esterna.
E’ opportuno fare sentire la nostra voce affinché il ritorno alla pace non sia solo un concetto astratto ma una pratica quotidiana che ci impegni ogni giorno. Dobbiamo, a tutti i costi, fare prevalere il dialogo. Una guerra non è ammissibile. E’ un’assurdità”.