Ragusa – In un lungo e circostanziato documento del circolo “Il carrubo” di Legambiente Ragusa, Claudio Conti, responsabile per l’economia circolare e storico esponente dell’associazione ambientalista (e anche assessore all’ambiente per un periodo nella giunta M5 del sindaco Piccitto), spiega perchè, con i dati in aumento della raccolta differenziata raggiunti a Ragusa diminuisce il rifiuto da smaltire e cade la necessità degli inceneritori proposti dal governo regionale come la soluzione del problema rifiuti in Sicilia, in quanto risultano non solo inutili ma addirittura controproducenti all’economia circolare oltre che antistorici. Anzi, secondo Conti “gli inceneritori ostacolano la raccolta differenziata”. Nel documento di Legambiente, inviato al sindaco di Ragusa Peppe Cassì in qualità di presidente della SRR locale e al dirigente della stessa, si legge “in base ai dati della SRR di Ragusa la Raccolta Differenziata nella provincia di Ragusa nel 2021 si è attestata al 68,15% mentre il Rifiuto Urbano Residuo da smaltire si è ridotto a 43.000 tonnellate.
Nel 2018 la RD era appena al 33,49% e il Rifiuto Urbano Residuo era pari a 94.500 tonnellate. In tre anni la RD è più che raddoppiata e il rifiuto da smaltire si è più che dimezzato. Continuando così nel 2022 si supererà senza problemi il muro del 70% di RD collocando la provincia di Ragusa accanto alle provincie italiane più virtuose”. Per proseguire in questo processo virtuoso, prosegue Conti, “servono però interventi a monte del trattamento del residuo secco attraverso il potenziamento delle azioni di riduzione dei rifiuti, il prolungamento della vita utile dei beni, l’ampliamento delle frazioni differenziate raccolte e il loro riciclaggio, l’applicazione dei più performanti sistemi di raccolta sia sotto l’aspetto quantitativo che sotto quello qualitativo per rendere minimo sia il Rifiuto Urbano Residuo che gli scarti delle frazioni differenziate. Fondamentali poi gli interventi sul trattamento con la selezione del Rifiuto Urbano Residuo ai fini dell’ulteriore intercettazione di materiali riciclabile e la biostabilizzazione delle frazioni organiche fino a bassi indici respirometrici, con utilizzo alternativo del biostabilizzato. Per ottenere tutto ciò è condizione necessaria però, oltre a nuovi impianti come il digestore anaerobico per la produzione di biometano dai rifiuti organici, potenziare la comunicazione ai cittadini che oggi è fortemente carente in tutti i comuni della provincia e il controllo del servizio di igiene urbana per un corretto conferimento dei rifiuti differenziati istituendo la figura degli agenti accertatori comunali ambientali per ovviare alle croniche carenze dei vigili urbani.
Con queste condizioni, ma ciò vale anche nelle condizioni di oggi, gli inceneritori proposti dal governo regionale come la soluzione del problema rifiuti in Sicilia risultano non solo inutili ma addirittura controproducenti all’economia circolare oltre che antistorici. Gli inceneritori ostacolano la raccolta differenziata”. A suffragare questa tesi contraria gli inceneritori, Legambiene e Conti portano gli esempi di nazionii che hanno rinunciato a proseguire sulla strada deglui inceneritori, come la Danimarca, patria dell’incenerimento, che ha annunciato pubblicamente un piano di decommissioning per il 30% della capacità complessiva, la Slovenia passata dal 3 al 70% di RD perché ha scelto di non costruire l’inceneritore a Lubiana, la Catalogna, la Scozia e le Fiandre che stanno adottando una moratoria su nuovi impianti, o annunciano lo spegnimento progressivo di quelli esistenti. Stessa direzione verso la quale è andata l’Emilia Romagna e sta andando la Toscana. Se a Treviso avessero realizzato, come volevano fare, due inceneritori, non sarebbe diventata la provincia più avanzata in Italia, in Europa e nel mondo per quanto riguarda la raccolta differenziata… Gli inceneritori possono abbattere forse diossine e furani, metalli pesanti e ossidi di azoto, ma sui gas serra poco possono”. A questo punto claudio Conti entra nel merito della situazione siciliana e chiarisce “è poi falso sostenere come fa il presidente della Regione Musumeci che se non hanno gli inceneritori si alimentano le discariche.
In Danimarca si producono 100 chili per abitante di residuo da avviare in discarica. La provincia di Treviso, che ha 1 milione di abitanti , con un RD dell’88% produce soltanto 50 chilogrammi/abitante/anno di rifiuto residuo. Sulla base di tali evidenze chi sta minimizzando la discarica? Per dimostrare la convenienza dell’inceneritore rispetto alle discariche i fautori ricorrono ad una distorsione statistica non contabilizzando le scorie e le ceneri di incenerimento come immessi in discarica perché rifiuti speciali. Speciali o urbani che siano sono sempre rifiuti che vanno in discarica. La combustione del rifiuto come alternativa al collocamento in discarica per eliminare la dispersione di metano (quale gas fortemente climalterante) che si origina in discarica dai rifiuti organici sottoposti ad ambiente anaerobico, oggi appare superata con le nuove pratiche definitivamente introdotte di biostabilizzazione e di captazione del biogas a fini energetici”. Ed infine la conclusione “tanto basta per individuare nell’inceneritore un problema e non una soluzione nella gestione dei rifiuti, senza andare a scomodare la domanda più ovvia : quando saranno operativi gli inceneritori siciliani ? Per la realizzazione degli inceneritori di Acerra e Parma, fra gli ultimi entrati in funzione, ci sono voluti dagli 8 ai 10 anni.
Ma il problema in Sicilia c’è oggi. Gli impianti che servono sono altri. Bene ha fatto la SRR di Ragusa a presentare la proposta di un digestore anaerobico per FORSU da 50.000 tonnellate a valere sui fondi del PNRR. Ora servono urgentemente impianti dove trattare gli scarti della raccolta differenziata e il secco residuo per produrre CSS e dove portare ciò che non è più riciclabile”. (da.di.)