La biddrina secondo una leggenda è un ferocissimo rettile che vive in Sicilia. Come scrive Wikipedia la biddrina avrebbe una colorazione tra il verde e il blu, occhi rossi e una bocca talmente grande da consentirgli di ingoiare capretti, agnelli e bambini. La biddrina viene spesso descritta come un’enorme biscia oppure come un’idra o, ancora, come un incrocio tra un drago e un coccodrillo. Possiede una robusta corazza di squame luminose che la rende praticamente indistruttibile.
Secondo la leggenda la biddrina ha il suo habitat a Montedoro e sarebbe un luogo paludoso alimentato dalle acque sulfuree della vicina miniera di zolfo, mentre nei pressi di Riesi, veniva avvistata in grotte.
La fantasia popolare la fa rivivere inoltre nei paesi del circondario come Sommatino, Canicattì, Campobello e Marianopoli.
Attualmente a Butera, la vigilia della festa di San Rocco, è costume portare in giro per le strade u sirpintazzu, uno spauracchio in carta pesta simile per fattezze al drago della tradizione cinese, proprio per ricordare l’uccisione di una Biddrina che infestava la contrada Sieggiu, uccidendo bestiame e selvaggina ed impedendo ai contadini di coltivare le proprie terre. La leggenda narra che l’animale fu ucciso da alcuni buteresi coraggiosi che lo adescarono mediante un’oca il giorno della Madonna Assunta (il 15 agosto).
La leggenda vuole che una biscia che rimanga nascosta per sette anni si tramuta in biddrina, diventando gigantesca come per magia.
Questa serpe ammaliatrice vive nascosta presso le fonti e le paludi e riesce ad attirare i malcapitati che passino da quei luoghi incantandoli con lo sguardo.
L’invenzione di questa creatura rispondeva probabilmente all’esigenza di evitare che i bambini andassero a fare il bagno in questi laghetti paludosi col pericolo di annegarvi.
La sua evocazione, infatti, è sempre stata lo spauracchio dei bambini.
Avvistamenti delle biddrina
Si dice che una biddrina sarebbe stata uccisa a Cammuto, dove esiste scolpita in una fontana la sua figura con la data dell’evento. Un’altra nella contrada Cosciu negli anni sessanta. Sempre nel Salso negli anni cinquanta altri due esemplari sarebbero stati uccisi da alcuni pastori nella vallata sotto il monte Saraceno.