Il pianoforte jazz di Luciano Troja ed il fagotto classico di Antonino Cicero saranno i protagonisti del concerto Another Italian Tale, il prossimo appuntamento organizzato dall’Associazione Mozart Italia, sede di Modica, in programma il 20 maggio 2022 alle ore 19,00 a Palazzo della Cultura. Il concerto sarà un incontro fra due musicisti con diverse personalità musicali ma all’interno di un territorio comune, molto amato da entrambi: la melodia italiana dell’immediato dopoguerra, con certi echi swing dagli Stati Uniti, ma anche con una radicata componente connessa all’opera e al melodramma.
«Siamo molto lieti di accogliere Luciano Troja e Antonino Cicero ed il loro Another Italian Tale per AMI Modica», commenta la presidente Anna Maria Spoto: «Il concerto racconterà il cantabile, ormai uno stile musicale che fa riconoscere l’Italia in tutto il mondo. Il repertorio della canzone del dopoguerra ci farà rivivere l’atmosfera di quegli anni in cui la musica era portatrice di pace e voglia di libertà».
“Another Italian Tale” è in particolare una ricerca in musica ispirata al celebre compositore e pianista milanese Giovanni D’Anzi e alle sue canzoni, entrate subito nel canone della canzone italiana in un periodo storico in cui una dittatura finiva e il dopoguerra avviava una modernità “americana”, improvvisa e incompiuta.
Le melodie, riassunte in un disco pubblicato e realizzato da Almendra Music, sono firmate proprio Luciano Troja, musicista prolifico laureato in jazz al Conservatorio Corelli di Messina, e “cantate” dal fagotto di Antonino Cicero, virtuoso diplomatosi presso l’Istituto musicale “Vincenzo Bellini ” di Catania.
Ricorda Antonino Cicero: «La cantabilità del repertorio swing della canzone italiana anni ‘30 e ‘40 mi attrasse subito. Da lì venne l’ispirazione che il fagotto potesse benissimo suonare, anzi “cantare”, quelle melodie retrò, ricche sì di swing, ma al tempo stesso classiche nell’impostazione del canto, accompagnate da eleganti orchestre che riecheggiavano e rielaboravano all’italiana lo swing di quegli anni.».
Aggiunge Luciano Troja: «Partire dalle canzoni di D’Anzi, era molto più intrigante che non semplicemente rielaborare le canzoni o riarrangiarle per improvvisarci sopra. Molto meglio scrivere dei brani nuovi che si ispirassero a D’Anzi, a quell’epoca, a un certo nostro modo di sentire la melodia, tutto italiano, rivolto istintivamente oltreoceano ma destinato a guardarsi dentro, con i nostri inevitabili cromosomi melodrammatici».