Cresce il numero dei casi da vaiolo delle scimmie nel mondo così come cresce l’informazione sui sintomi e su come si trasmette la malattia. Sono 780 i casi confermati in 27 Paesi in tutto il mondo di vaiolo delle scimmie.
Il dato è stato riferito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), precisando che non comprende i casi nei Paesi africani, dove il virus è considerata endemico.
“Attualmente, il rischio per la sanità pubblica a livello globale è considerato moderato, considerando che questa è la prima volta che ci sono tanti casi di vaiolo delle scimmie”, rassicura l’Oms, avvertendo tuttavia che il rischio “potrebbe diventare alto se il virus sfruttasse l’opportunità di stabilirsi in Paesi non endemici come diffuso patogeno umano”. Nessuna vittima è stata registrata tra i 780 casi confermati.
Vaiolo delle scimmie: cos’è e come si trasmette la malattia
Il virus del vaiolo delle scimmie (una sottospecie dell’orthopoxvirus) è considerato moderatamente trasmissibile.
Generalmente, la malattia infettiva passa viene trasmessa da animali (soprattutto roditori) all’essere umano (zoonosi). Ciò può avvenire tramite morsi o un contatto stretto con animali infetti e i loro secreti, raramente attraverso il consumo di carne non sufficientemente cotta di animali infetti.
Nel caso del focolaio attuale, la trasmissione avviene principalmente da persona a persona. Il contagio può avvenire mediante un contatto stretto con una persona infetta attraverso:
secrezioni delle vie respiratorie o grandi goccioline respiratorie;
la cute e le mucose (p. es. occhi, naso, bocca, organi genitali);
lesioni cutanee (secreto o sangue infetto);
oggetti contaminati di recente (p. es. lenzuola, asciugamani, indumenti, articoli per l’igiene, maniglie delle porte).
Attualmente, non è certo che il vaiolo delle scimmie possa diffondersi anche tramite lo sperma o il secreto vaginale. È invece certo che il virus può essere trasmesso attraverso un contatto diretto con la cute e le mucose anche durante attività sessuali.
Le vie di trasmissione dell’attuale focolaio sono oggetto di analisi scientifiche.
I contatti sessuali con una persona infetta possono aumentare la probabilità di trasmissione da persona a persona. Al momento, sembra che soprattutto (ma non solo) gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) abbiano un rischio maggiore di infettarsi.
Si è contagiosi dalla comparsa dei primi sintomi fino alla scomparsa dell’eruzione cutanea, vale a dire fino alla caduta delle ultime croste (vedi Sintomi e decorso della malattia), ciò che può richiedere circa tre settimane.
Vaiolo delle scimmie: sintomi
I sintomi della malattia sono:
linfonodi molto ingrossati;
febbre 38,5° C;
mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari;
brividi;
spossatezza;
dopo pochi giorni eruzione cutanea con vescicole;
in seguito pustole e infine croste (come nel caso del vaiolo).
L’eruzione cutanea parte spesso dal viso e successivamente si diffonde ad altre parti del corpo, inclusi i palmi delle mani, le piante dei piedi e i genitali.
Solitamente, il periodo che va dal contagio all’inizio della malattia (= periodo di incubazione) dura da 5 a 21 giorni (fonte: OMS).
In genere, la malattia ha un decorso blando. La maggior parte delle persone colpite si ristabilisce nel giro di poche settimane. Le persone immunodepresse, le donne incinte, i bambini e le persone anziane sembrano avere un maggiore rischio di decorso grave.
Tra le (rare) complicazioni del vaiolo delle scimmie vi possono essere infezioni batteriche secondarie come la polmonite, la setticemia (sepsi), l’encefalite o l’infezione della cornea.
Esistono due varianti di virus del vaiolo delle scimmie: una dell’Africa centrale e una dell’Africa occidentale, che ha un decorso più blando. Nel caso del focolaio attuale è stata sinora individuata solo la seconda variante per la quale, senza cure di medicina intensiva, il tasso di mortalità si aggira attorno all’1 per cento dei casi. Questo valore potrebbe comunque essere sovrastimato, in quanto in alcuni Paesi in cui continuano a verificarsi numerosi casi (Paesi endemici), la sorveglianza è limitata, per cui i casi lievi potrebbero sfuggire al rilevamento.
Al momento non è noto in quale misura possano verificarsi infezioni asintomatiche (cioè del tutto prive di sintomi).