Roma – I fondi a disposizione del Superbonus 110% sono finiti. L’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha infatti certificato che al 31 maggio scorso su oltre 30 miliardi di investimenti ammessi, erano stati prenotati incentivi complessivi per 33,7 miliardi di euro contro i 33,3 miliardi stanziati dal governo, secondo i calcoli fatti dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
Nel dettaglio la voce “detrazioni previste a fine lavori” indica 33,712 miliardi. Un dato paradossale, che peraltro implica che la manovra sia di fatto già terminata.
«I bonus — dice il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti — hanno svolto un ruolo meritorio, ma meriterebbero una razionalizzazione, appunto, perché sicuramente non posso pensare a un aumento della tassazione» per finanziare gli stessi.
È il dilemma davanti all’esecutivo, che da una parte vuole continuare a sostenere famiglie e imprese e dall’altro ha sempre meno margini per farlo.
Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non vuole ricorrere a nuovi «scostamenti di bilancio», cioè al deficit. Quindi, o in Europa si inventano nuovi meccanismi di sostegno comune alla ripresa, sul modello del Recovery fund o del fondo Sure, o non resterebbe che aumentare le tasse, ipotesi esclusa da tutti.
Superbonus 110%: la corsa delle asseverazioni
Le nuove asseverazioni sono passate da valori intorno ai 2 miliardi mensili del periodo settembre 2021-gennaio 2022 (con un picco di oltre 4 miliardi registrato a dicembre scorso) a valori intorno ai 3 miliardi mensili da febbraio 2022. “Dati tali andamenti sarà opportuno tenere sotto controllo l’evoluzione del fenomeno nei prossimi”, sottolinea l’Upb.
Il governo chiude all’ipotesi scostamento
L’attuale normativa prevede che il Superbonus si possa richiedere fino alla fine del 2022, ma è evidente che dal primo giugno i cittadini che proporranno una ristrutturazione o si troveranno la richiesta negata o metteranno in difficoltà le casse dello Stato. Insomma, se l’esecutivo vorrà proseguire con il sostegno a cittadini e aziende dovrà trovare un modo, calcolando che il ministro dell’Economia Daniele Franco, è noto non abbia alcuna intenzione di operare scostamenti di bilancio.
Superbonus 110%: i dati della Cna
Secondo una recente indagine della Cna, sono in attesa di essere monetizzati da parte delle imprese circa 2,6 miliardi di euro legati a crediti fiscali. Oltre 60mila le imprese artigiane si trovano con un cassetto fiscale pieno di crediti, ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento, mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati.
La Confederazione stima quindi che 33mila imprese artigiane siano a rischio fallimento, con la perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni.
Superbonus: nuove pratiche ancora ferme ma salgono i costi per chi cede i crediti fiscali.
Anche a seguito dell’aumento dei tassi di interesse, le banche stanno rivedendo i prezzi prevedendo l’acquisto da privati e condomìni di 110 euro di credito da Superbonus a 99 dai precedenti 102 euro. Per le imprese che praticano lo sconto in fattura si passa da 100 a 96 euro per ogni 110 euro di detrazioni trasferite.
Superbonus e bonus edilizi: le banche rivedono i prezzi
Mentre le banche continuano a tenere ferma l’acquisizione di nuovi crediti fiscali legati al Superbonus e agli altri bonus per l’edilizia, su questo mercato – che resta quindi congelato nonostante gli intenti del recente “decreto Aiuti” – cala anche la scure dei maggiori tassi di interesse. Gli istituti di credito stanno, infatti, modificando le condizioni delle detrazioni già prese in carico nei mesi scorsi rendendole così più onerose per i clienti. È proprio questa coda di “vecchi crediti”, ancora da smaltire, che continua a far crescere il contatore complessivo del Superbonus: stando ai dati dell’Enea, a maggio, gli investimenti ammessi a detrazione sono cresciuti a 30,6 miliardi di euro dai 27,4 di aprile, corrispondenti a crediti fiscali a carico dello Stato per 33,7 miliardi (+10% dal mese precedente). Questo significa che è già stato superato l’ammontare stanziato dal governo, pari a 33,3 miliardi fino al 2036.
Intesa Sanpaolo, per esempio, sinora ha acquistato crediti fiscali per 6,1 miliardi (di cui circa 4 nel 2022), a fronte di richieste per 20 miliardi. La banca milanese, sul suo sito, da maggio ha aggiornato i fogli informativi. Premesso che le modifiche delle condizioni coinvolgono un po’ tutti i bonus, per quel che riguarda il Superbonus, vi si legge che, per i contratti perfezionati dal primo luglio, i crediti fiscali saranno acquistati dalle imprese che praticano lo sconto in fattura all’87,27% del valore nominale, ossia a 96 euro per ogni 110 euro trasferiti. Per privati e condomìni invece gli acquisti avverranno al 90%, corrispondenti a 99 euro su 110. Gli stessi fogli informativi segnalano che fino a giugno resteranno invece valide le condizioni applicate già dall’anno scorso: 100 e 102 euro per ogni 110 euro di crediti rilevati rispettivamente da imprese e privati. In pratica, da luglio, chi cede le detrazioni sulle ristrutturazioni non arriverà più a “guadagnarci” bensì contribuirà, sia pure in minima parte, alle spese sostenute.
Banca Intesa fa sapere che “in questa fase l’obiettivo è prima di tutto dar seguito alle richieste di cessione pervenute dalla propria clientela entro inizio aprile. La modifica dei prezzi dal mese di luglio è una scelta indipendente rispetto alle attuali criticità del mercato ed è esclusivamente collegata all’attuale scenario dei tassi in forte crescita, come evidente dall’aumento del tasso Irs a dieci anni.
Anche Unicredit sta rivedendo i costi di acquisto delle detrazioni su cifre analoghe a quelle della banca principale concorrente (ma sul sito non sono disponibili i fogli informativi
Banco Bpm limita l’operatività ai crediti fiscali già contrattualizzati e, come Intesa e Unicredit, sta variando i prezzi sulle nuove posizioni. “La banca milanese – spiegano dall’istituto di credito – tra acquisti già effettuati e impegni all’acquisto, ha sostanzialmente raggiunto l’obiettivo dei 4 miliardi di volumi totali. Avendo pressoché raggiunto la capienza massima del plafond disponibile, Banco Bpm continua l’acquisto di crediti fiscali già contrattualizzati con la clientela nel rispetto degli impegni assunti. L’avvio di nuove pratiche è condizionato al recupero di capienza fiscale. Non sono previste modifiche nei prezzi di acquisto per i contratti regolarmente formalizzati con la clientela e non ancora giunti a scadenza, mentre per le nuove pratiche, nei limiti sopra indicati, i prezzi sono stati leggermente rivisti in adeguamento alla situazione del mercato” concludono da Banco Bpm.