Ragusa – Torna ancora una volta, il deputato regionale delle Lega Orazio Ragusa, ad esprimere i propri dubbi sulla riperimetrazione e sull’intero iter del parco degli Iblei. L’occasione, colta al volo dal parlamentare sciclitano, è stata la riunione di lunedì 8 agosto tenuta presso il libero consorzio comunale e dallo stesso Ragusa sollecitata dopo che della vicenda si erano occupate anche le commissioni terza e quarta dell’Ars. Il discorso, del resto non nuovo, su cui Ragusa, anche nella sua veste di presidente della commissione Attività produttive all’Ars, continua ad insistere è che dalla riunione, cui hanno partecipato anche i rappresentanti del Libero consorzio di Siracusa, della città metropolitana di Catania, sia emersa la necessità di ulteriori approfondimenti e di una proroga più lunga dei novanta giorni concessi dal ministero competente.
Orazio Ragusa così chiarisce le proprie motivazioni “nella maggior parte degli interventi è stata valutata la necessità di una rivisitazione dell’iter costitutivo dopo avere preso atto che l’approfondimento che era stato auspicato da più parti, durante questo percorso, non si è affatto concretizzato. E, poi, in un momento storico e delicato come questo, per l’economia, si possono assumere a cuor leggero scelte pesanti che andrebbero a pregiudicare la crescita futura? Abbiamo chiesto di conoscere anzitempo il regolamento del Parco degli Iblei, abbiamo evidenziato che la governance potrebbe rappresentare un terno al lotto e nessuno è in grado di prevedere che cosa potrebbe succedere, se tutto ciò, insomma, andrebbe a inasprire le regole di salvaguardia tuttora vigenti.
Un esempio: se le cave estrattive, ricadenti nel perimetro, dovessero esaurirsi, per le nuove concessioni che cosa si fa? Rischieremmo di andare a comprare il calcestruzzo fuori, con ricadute pesantissime per l’economia locale? Ribadisco che la quasi totalità degli intervenuti ha evidenziato, a parte i promotori del parco, che l’iter fin qui seguito non è ben chiaro. Il Mite ha concesso una proroga di novanta giorni ma non saranno sufficienti perché di fatto guardando la documentazione è tutto carente.
Mi preme, altresì, osservare che la popolazione totale dei 23 parchi nazionali è di circa 706.000 abitanti: quella del costituendo Parco degli Iblei di circa 750.000 abitanti con una superficie di circa 145.000 ettari. I Parchi nazionali classificati secondo la variazione percentuale della popolazione fra il 1991 e il 2012 registrano una forte riduzione della popolazione soprattutto al Sud. Quindi bisognerebbe chiedersi: se i Parchi portano benessere perché gli abitanti scappano? Inoltre, secondo il rapporto triennale 2014-2016 della Corte dei Conti, quasi tutti i parchi nazionali sono in perdita nonostante il 90% delle risorse provengano dallo Stato. La Corte dei Conti, tra l’altro, ci dice che la complessità delle procedure di adozione degli atti di pianificazione ha comportato un’eccessiva dilatazione dei tempi di approvazione, tanto che per molti, a distanza di oltre 26 anni dall’entrata in vigore, il relativo procedimento è ancora in itinere. Inoltre, sempre la Corte dei Conti mette in evidenza l’inadeguatezza del modello organizzativo che, in quanto unico, non tiene conto delle caratteristiche e della dimensione territoriale e demografica di ciascun ente. Aggiungo, in più, che la situazione di deficit economico strutturale di alcuni Enti Parco richiede una particolare attenzione, anche da parte del ministero vigilante. Ecco perché, anche alla luce delle suddette riflessioni, riteniamo che occorra andarci assolutamente con i piedi di piombo”. Sul versante opposto, aggiungiamo noi per dare conto anche di posizioni opposte e diverse, soprattutto Legambiente che, in una nota di fine luglio scorso, a nome anche di 53 fra associazioni ambientaliste a carattere nazionale, regionale e locale, sindacati e decine di operatori culturali e economici che quotidianamente lavorano sul “Parco di fatto”, aveva chiesto che venga rapidamente chiuso l’iter relativo al Parco nazionale degli Iblei e che il Ministero acquisisca rapidamente il parere sul decreto istitutivo del Governo della Regione Siciliana, prima delle prossime elezioni regionali. Nel documento erano stati chiariti anche i motivi a favore dell’accelerazione dell’iter per il Parco, “facendo chiarezza sulla diffusione di notizie false relative ai vincoli del Parco degli Iblei e ai conseguenti danni alle attività economiche che ne deriverebbero, principalmente alle attività agricole”. Queste le motivazioni delle associazioni “da un semplice confronto tra l’esistente tutela paesaggistica e la disciplina del futuro parco risulta, infatti, con tutta evidenza che il sistema agricolo con il parco non ha maggiori vincoli di quanti già non ne abbia con i piani paesaggistici.
Del pari infondati sono i generici e immotivati rilievi sollevati strumentalmente sulla futura governance del parco che discende non da scelte discrezionali del Ministero né può essere influenzata da una ulteriore e inutile attività di concertazione con gli enti locali ma è disciplinata dalle previsioni della vigente legge nazionale che si applica in modo uniforme ed omogeneo dalle Dolomiti bellunesi all’Isola di Pantelleria, non esistendo quindi alcuna specificità “iblea”. Dopo gli anni dello sviluppo caotico e privo di identità, basato sullo sfruttamento delle risorse ambientali, è ora finalmente di voltare pagina e puntare con decisione verso un modello economico e sociale che sappia ricucire il territorio alla propria storia. Chi oggi si oppone al parco eccependo la mancanza di concertazione ha perso l’occasione di avanzare osservazioni e modifiche alla proposta di parco nelle diverse occasioni in cui gli incontri di concertazione si sono svolti limitandosi a chiedere rinvii e lamentando come un disco rotto la mancanza di concertazione. L’iter di istituzione del Parco degli Iblei si protrae ininterrottamente da 15 anni e le richieste di ulteriore rinvio e di riapertura dei termini per l’istruttoria avanzate da alcuni deputati regionali e da alcuni sindaci devono essere completamente disattese”. Facile constatare che sul Parco degli Iblei le posizioni non sono soltanto diverse ma opposte e, probabilmente, inconciliabili, anche perché derivano da visioni ‘ideologiche’ (ci si perdoni la brutta parola) e da presupposti totalmente differenti. (daniele distefano)