Ultimi tre appuntamenti per il Festival Ierofanie – L’anima della Sicilia, i luoghi del Sacro” che si svolgeranno al Parco Archeologico di Segesta, diretto da Luigi Biondo, all’interno del Segesta Teatro Festival, completando il calendario della prima edizione con la direzione artistica di Claudio Collovà e la produzione della Panastudio Production di Francesco Panasci.
13 agosto Simona Norato in Qlima (ore 21.00) – Teatro Antico.
20 agosto Miriam Palma in La guardiana delle rovine (ore 22.00) – Tempio.
27 agosto Giorgia Panasci in Manas (ore 22.00) – Teatro Antico.
Una performance elettroacustica, un concerto-spettacolo e un progetto sperimentale di musica sacra e barocca coinvolgeranno il pubblico tra il Tempio di Afrodite Urania e il Teatro Antico di Segesta.
Biglietti disponibili al botteghino del Parco Archeologico di Segesta oppure online sul sito
Ierofanie festival, programma
Sabato 13 agosto al Teatro Antico Simona Norato presenterà Qlima (ore 21.00) performance elettroacustica per sintetizzatore, voce e percussioni della compositrice, eseguita con Giuseppe Rizzo (sound design) e Giulio Scavuzzo (drum), che si avvale anche del light design della visual artist Alice Colla.
Oltre che sulla produzione sonora la natura dei brani è basata sull’elaborazione elettronica in tempo reale dei singoli timbri, processo che rende unica ciascuna messa in scena. Tema centrale delle liriche è la solennità del nostro passato e la celebrazione dei nostri misteri.
Le timbriche generate dagli oscillatori, i campionamenti dei suoni che rappresentano le nostre trame, le ritmiche ossessive che ricordano i trascorsi più duri, ci riporteranno in quei luoghi sacri che custodiamo nella memoria cellulare dei nostri corpi e che ci hanno reso ciò che siamo. Oltre a un repertorio già consolidato e a un omaggio a Laurie Anderson, il live 2022 contiene arrangiamenti cesellati nell’arco della pandemia globale che di questo tempo hanno assorbito il rallentamento forzato del quotidiano e la perturbazione emotiva, talmente profonda da storpiare persino la sintassi del titolo. Due poesie di Prevert, ritrovate in un vecchio libro di famiglia dopo la morte del padre e urlate su un mantra armonico ripetitivo, concilieranno l’intenzione dell’autrice di ricordare la guerra. A sottolineare la glacialità del processo elettronico asservito alla suite canzone sarà il disegno luci di Alice Colla, light designer e visual artist che collocherà il trio di esecutori in un non luogo, laddove i nostri organi conservano il ricordo di ciò che eravamo e non saremo più.
Il 20 agosto Miriam Palma presenta, in prima nazionale, al Tempio (ore 22.00) il concerto-spettacolo La guardiana delle rovine accompagnata dall’Ensemble Suite Siciliana con cui si esibisce da oltre un decennio in Italia e Europa.
Questo lavoro di teatro musicale – scrive la stessa Palma, voce cantante e recitante, tra le note di regia – nasce dalla necessità di salvaguardare pezzi di sacro, momenti rituali di connessione con il divino che abitano in noi e nel creato. Oggi dove tutto è frammentato, destrutturato, si sente ancora di più l’esigenza di fortificare questo sacro contatto. Sembra che la scienza si voglia sostituire a Dio, senza riuscirci. Il mondo mediterraneo ha dato vita fin dall’origine a una feconda letteratura popolata di miti, canti, racconti, pensieri, che celebrano la possibilità di connettersi con la nostra parte più nascosta e con quelle leggi ferree che regolano il creato in tutta la sua complessità: mondo animale, vegetale, visibile e invisibile. La guardiana delle rovine, anima sensibile e visionaria, nel senso che vede oltre, recupera, raccoglie, custodisce e cura questi pezzi di sacro attingendo dalla letteratura tragica classica, come Antigone e l’Odissea. Anche i canti scelti attingono alla tradizione antica mediterranea e vogliono sottolineare maggiormente la sacralità dell’arte e il potere taumaturgico di essa. Come un’archeologa, la guardiana delle rovine crea un’opera unica, tesse i pezzi come fili di un tappeto. L’opera che ne viene fuori come un mosaico ha carattere evocativo e di connessione con quelli che noi chiamiamo archetipi e modi eterni, perché ci riportano e ci avvicinano a quelle che sono e saranno sempre le domande primarie dell’essere umano e il senso della nostra esistenza. In scena Gabriele Giannotta (chitarra classica), Miche Ciringione (contrabbasso), Antonino Giannotta (mandolino), Raffaele Pullara (mandolino).
A chiudere il cartellone di Ierofanie il 27 agosto al Teatro Antico (ore 22.00) Giorgia Panasci con il suo progetto sperimentale musicale Manas, accompagnata da Giulia Perriera (percussioni ed effetti sonori).
Il programma di musiche proposte vede il sacro e il barocco ripensato nella forma e nei colori e nell’utilizzo di strumenti a corde, le arpe, e percussioni, che richiamano l’oriente e l’antico. La chiave sperimentale nelle musiche proposte dalla musicista, attraverso le sue arpe, a tratti suonata anche con oggetti non rituali, investe l’anima dell’ascoltatore come essenza della percezione sonora. Manas che ha per significato forza soprannaturale impersonale e che approfondisce le sue radici dal termine religioso e filosofico orientale, nel programma proposto dal duo intende provare ad entrare nell’anima spirituale. La musica e la sonorizzazione quale collegamento fra l’Uomo Spirituale e il cervello fisico. Manas ancora è il fuoco vivente che dà alla mente umana l’autocoscienza e l’autopercezione, è il principio cosciente della Monade umana, dal greco monas a sua volta derivante da monos che significa singolo umano, unico, uno.