La dieta contro l’insonnia si basa sul consumo di alcuni alimenti che conciliano il sonno. La dieta contro l’insonnia si basa sul consumo di alimenti che aiutano a rilassare le diverse funzioni dell’organismo e sono: pasta, riso, pane, orzo, lattuga, radicchio rosso, cipolla, aglio, zucca, rape, cavolo, formaggi freschi, yogurt, uova bollite. Nello specifico la pasta, il riso, l’orzo e il pane contengono un aminoacido, il triptofano, che favorisce la sintesi della serotonina: neuromediatore fondamentale per il benessere, il rilassamento ed il sonno profondo.
Dieta contro insonnia: alimenti vietati
Nella dieta contro l’insonnia, oltre al caffè e all’alcol, vanno assolutamente vietati alla sera il cioccolato, il cacao e il tè. Quest’ultimi sono nemici del sonno perché stimolano i centri della veglia e impediscono un facile addormentamento. Altre rinunce da praticare a cena riguardano gli ingredienti ricchi di sodio: il curry, il pepe, la paprika, gli alimenti in scatola, le patatine, i salatini e tutti quei piatti in cui si è utilizzato il dado da cucina.
Insonnia: attenti alla cena, se si mangia tanto il sonno peggiora
Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine rivela che mangiare tanto a cena peggiora la qualità del sonno e favorisce l’insonnia. Lo studio è stato condotto su 26 adulti. Abbastanza chiare le conclusioni tratte: il nostro sonno è (anche) la conseguenza di ciò che mangiamo. I quattro autori della ricerca lo hanno dedotto dopo aver osservato (e sottoposto a polisonnografia) tutte le persone coinvolte nello studio per cinque notti in un laboratorio di medicina del sonno.
Tutti sono stati sottoposti per quattro giorni a una dieta controllata, mirata a ottenere i dati relativi all’effetto del regime alimentare sul riposo notturno. L’ultima sera, invece, è stata concessa un’alimentazione libera. Risultato? Nessuna differenza è emersa nel sonno relativo alle prime tre notti, mentre dopo una cena ad libitum s’è osservata una riduzione del sonno a onde lente (la fase più profonda del riposo notturno) e una maggiore durata del tempo (29 minuti rispetto ai 17 delle prime notti) necessario ad addormentarsi.