Il governo Meloni ha incassato la fiducia al Senato: i sì sono stati 115, i no 79, 5 gli astenuti. Da oggi è già al lavoro sul fronte fiscale, come annunciato dalla premier Giorgia Meloni nei suoi interventi al Parlamento. Da una parte riduzione delle tasse, dall’altra una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco. E una serrata lotta all’evasione fiscale senza portare avanti una caccia al gettito. Si va nella direzione di cancellare la montagna di cartelle esattoriali di importo medio-basso e poi ripartire con la riforma fiscale. Per smaltire l’enorme arretrato che ingolfa gli uffici dell’Agenzia delle Entrate il governo è pronto a mettere sul tavolo la carta della maxi sanatoria. Secondo quanto riferito da una fonte di Fratelli d’Italia al Messaggero, il progetto al quale si lavora è chiaro e ha come obiettivo non una semplice riforma del sistema tributario ma l’apertura di una nuova era nei rapporti tra fisco e contribuenti, ispirata alla reciproca fiducia e al riequilibrio dei rapporti tra cittadini e Stato. Il primo passo dovrebbe essere appunto una sanatoria ad ampio raggio sulle cartelle esattoriali.
Il meccanismo che la nuova maggioranza sta mettendo a punto prevede una operazione di Saldo e stralcio, fino a 2mila e 500 euro -anche se la Lega spinge per una soglia piú elevata), per le persone in difficoltá (con il versamento del 20 per cento del debito e il taglio del restante 80 per cento) e, in caso di importi superiori, il pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione automatica in 10 anni.
Per le situazioni che precedono l’invio della cartella esattoriale, invece, il governo ipotizza una tregua fiscale, con la formula del 5+5: imposta definita attraverso una interlocuzione con l’amministrazione finanziaria, una sanzione forfettaria al 5% e la rateizzazione automatica in 5 anni. Quanto alle cartelle esattoriali di importo inferiore a mille euro, spiega ancora Il Messaggero, l’ipotesi è quella dello stralcio: cancellazione. La logica che ispira queste mosse parte da un dato di fatto che neppure l’opposizione mette in discussione: la riscossione delle tasse, che pure è migliorata negli ultimi 15 anni dopo la riconversione dai privati allo Stato, continua a non funzionare perfettamente, tanto che nel tempo si è accumulato uno stock di cartelle esattoriali di millecento miliardi. Circa ventitrè milioni di italiani hanno una cartella esattoriale sul tavolo e la Corte dei Conti ha spiegato che di questi arretrati si può recuperare appena il 7%.
Un’altra priorità che il governo intende affrontare l’annuncia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante il suo intervento al Salone della giustizia. “Uno dei primi atti del nuovo governo sarà quello di regolare meglio la norma sugli extra profitti per cui lo Stato pensava di poter ricavare 10 miliardi mentre se ne è ricavato 1”. “Noi la faremo meglio perché da quelle risorse si potrà attingere per soccorrere famiglie e imprese in questa fase di transizione, per sostenere il costo delle bollette”. Ma Urso manda anche un segnale importante alla lega di Matteo Salvini. “Noi non faremo scostamenti di bilancio, non certamente per queste iniziative che comunque sono congiunturali”. Questa la risposta alla domanda se per sostenere le imprese il governo procederà ad uno scostamento di bilancio per trovare le risorse necessarie.
A proposito di Salvini, il leader della lega continua a mettersi in proprio. Questa mattina il vicepremier e ministro delle Infrastrutture ha affrontato il dossier sul nuovo Codice degli Appalti. “L’obiettivo è semplificare, velocizzare e modernizzare per ridurre ritardi e burocrazia, per aiutare le imprese a lavorare di piú e meglio”, ha spiegato Salvini. Al tavolo, oltre al ministro, anche il presidente di sezione del Consiglio di Stato Luigi Carbone (che, su incarico del presidente Franco Frattini ha coordinato i lavori della Commissione sul nuovo Codice degli Appalti), il capo di gabinetto Alfredo Storto, il senatore e già viceministro Alessandro Morelli e il deputato Edoardo Rixi.