“Caro Daouda”. Così diciassette studenti della IV C dell’Istituto Superiore “Marconi” di Vittoria (RG) indirizzo Alberghiero – si rivolgono a Daouda Diane, giovane lavoratore edile che scompare nel nulla dopo la denuncia di sfruttamento attraverso un video girato all’interno del cantiere edile dove stava lavorando in nero. Lo fanno con una lettera indirizzata al giovane africano scomparso, nell’ambito dell’iniziativa “Chiediamo verità per Daouda” promossa e sostenuta dai coordinamenti regionale e provinciale di Libera mentre sulla sua scomparsa sono stati in moltissimi, tra i primi la Cgil nazionale e provinciale, a mobilitarsi e chiedere alle istituzioni italiane di rafforzare le ricerche e giungere comunque alla verità.
Di seguito riportiamo integralmente la lettera degli studenti del ‘Marconi’ di Vittoria che, crediamo sinceramente, non ha alcun bisogno di commenti. “Caro Daouda, siamo 17 studenti della IV C dell’Istituto Superiore “Marconi” di Vittoria (RG) indirizzo Alberghiero. Durante le ore di insegnamento di religione a scuola abbiamo affrontato il tema delle migrazioni e delle esperienze traumatiche che voi migranti vivete sin da quando lasciate il vostro Paese, nonché della piaga del caporalato. Come non restare scioccati dalla violenza che subite nell’inferno dei centri di detenzione libica e, infine, quando arrivate, in quella che poteva essere la vostra “terra promessa”. Questa spesso si trasforma per voi migranti in terra di schiavitù, impiegati a lavorare in nero, sfruttati da caporali senza scrupoli ed esclusi socialmente.
Noi ci stiamo formando perché un giorno vorremmo lavorare nel campo dell’accoglienza turistica/ristorazione, non di rado, anche noi veniamo sfruttati prima di essere poi riconosciuti nelle nostre competenze. La tua lotta per la giustizia, l’eguaglianza, la legalità, il riconoscimento dei diritti, la libertà è anche la nostra lotta. A scuola ci insegnano a maneggiare tanti ingredienti per realizzare dei piatti gourmet ma tu ci hai insegnato che è importante, per un Paese realmente democratico trattare altri “ingredienti” per gustare la bellezza del vivere insieme, in pace. Vogliamo essere uomini e donne amanti della verità, pronti a denunciare l’ipocrisia e l’ingiustizia. Pensando a te, caro Daouda, ci è venuta in mente una canzone di Max Gazzè dal titolo “Il dio delle piccole cose”.
Nella strofa finale così recita:
Il Dio delle piccole cose aspetta la fine del cammino
Con un sacco sgualcito dal tempo ed un piccolo inchino
Chissà se ci ridà indietro le vite che abbiamo in sospeso
Io credo sia questo l’inferno e il paradiso”
Noi stiamo aspettando che si realizzi una civiltà degli uomini dove il rispetto, l’accoglienza e la giustizia siano sempre più i valori fondamentali. Non sappiamo se tu tornerai tra noi ma in questo “tempo sospeso” non vogliamo abbassare i riflettori sulla tua storia, sperando e realizzando un mondo migliore, fiduciosi nell’esistenza del dio delle piccole cose che trasforma il nostro quotidiano e le nostre vite in capolavori. La nostra volontà di impegno oggi si traduce anche in un appello a chi sa qualcosa sulla tua vicenda affinché ci aiuti a fare verità, perché la verità è un diritto per ogni persona, anche per te caro Daouda”. (da.di.)