Con i cani molecolari hanno passato al setaccio ogni zona alla ricerca di possibili tracce. Poi si sono spostati in altri terreni e pertinenze di proprietà della famiglia Longo, titolare del cementificio. Le ricerche e gli scavi effettuati, però, non hanno fatto scoprire nulla. I nuovi controlli sono stati disposti dal sostituto procuratore Silvia Giarrizzo, titolare delle indagini. «I controlli – ha spiegato il procuratore Fabio D’Anna – sono stati effettuati laddove si pensava potesse essere stato seppellito il corpo.
L’ipotesi che Daouda sia purtroppo morto è ovviamente la pista che stiamo seguendo in maniera particolare. Ma ovviamente è impossibile setacciare un territorio tanto vasto. A pesare sulle indagini è anche il fatto che la denuncia di scomparsa non è stata presentata il giorno stesso della sparizione dell’uomo, che non ha parenti in Italia.
Le ultime tracce di lui sono di sabato 2 luglio, a fine mattinata, ma la denuncia è stata presentata solo molto tempo dopo dai titolari della cooperativa che si occupa di migranti, presso cui Daouda lavorava. Dopo due giorni anche un terreno smosso diventa difficile da individuare».