Una serata intensa, piena di emozioni e di grande empatia. A raccontare Grazia Minicuccio, nella dodicesima edizione -la prima del ritorno in presenza dopo due anni ‘da remoto’- di ‘Grazia con Noi’, l’evento che l’associazione a lei dedicata, curata da mamma, Rosetta, firma ogni anno, in occasione della 45esima Giornata Nazionale della Vita, promossa dalla CEI. Sul palco del teatro Garibaldi a Modica, musica e parole per ricordare la solarità di una ragazza eccezionale, che faceva dell’impegno solidale, della vicinanza all’altro, dell’aiuto concreto, le ragioni della sua vita. E che troppo presto se n’è andata. Ma il cui ricordo vive anche grazie a questo evento ma soprattutto all’esempio ed alla forza che ha lasciato in chi l’ha conosciuta e vissuta.
Come Concetta Profetto, oggi avvocato e ieri amica di Grazia, che l’ha ricordata nel ‘sentiero luminoso’ degli anni spensierati dell’adolescenza e della gioventù, vissuti fianco a fianco fra i banchi del liceo, in sella ad uno scooter, sul lettino della cameretta o nelle cuccette di un treno durante le gite. Anni, scanditi dalle canzoni di Jovanotti e dalla gioia di vivere. Quella gioia che la quotidianità di Grazia, sapeva trasmettere a chi le era acconto. La vita, il cui significato è stato tracciato da Giovanni Salonia, frate cappuccino, prendendo spunto dalle parole del messaggio che la CEI anche ieri, ha voluto lanciare. Quel darsi agli altri, come ragione di un’essenza e di una missione non indotta ma spontanea.
Quando l’altro è oltre e gli occhi di Grazia sanno trasmettere, appunto, oltre… La gioia di chi, come Grazia, è in ogni momento della vita di ognuno che ha avuto la fortuna di condividerne gli anni. Veronica Veneziano, direttore didattico, ha voluto allargare il discorso ai processi di inclusione che sono stati un’altra delle eredità esemplari della vita di Grazia Minicuccio, ad esempio, nei suoi viaggi in Africa, raccontati con la leggerezza di chi viveva quei momenti come una gioia dell’impegno per il prossimo. Africa sempre al centro della missione umana dell’associazione intitolata a una ragazza senza confini. Poi, l’emozione delle note al violino di Katerina Radchenko, violinista ucraina, nata nel Dombass dove vive ancora il fratello, in Italia da 5 anni con i genitori, talento e virtuosa di quelle vibrazioni che le corde del suo strumento hanno fatto in modo che riempissero i cuori del teatro modicano; assieme alla voce di Andrea, Giorgia e Anna, allievi della scuola di canto Artemisia di Nicoletta Caravello, che hanno portato in scena ‘Ogni Volta’ di Antonello Venditti, ‘Quando’ di Pino Daniele e ‘Heal the world’ di Michael Jackson, canzoni che Grazia amava.
Come amava Jovanotti appunto, nella memoria di Concetta Profetto che ha toccato le corde nel tracciarla e raccontarla. Uno dei momenti più emozionanti della serata di ieri al Garibaldi, condotta da Salvatore Cannata, è stato alla fine, quando i tre fratelli di Grazia, Carmelo, Raimondo e Federico, sono saliti sul palco a chiudere, con le loro parole, il grazie dal profondo dei sentimenti e l’impegno a fare in modo che questo evento non abbia mai fine. Come fine non hanno mai gli occhi intensi di una ragazza infinita…Grazia con noi