Di ‘mestiere’, ci si passi il termine, Bartolo Mililli fa altro. E lo fa molto bene se è vero com’è vero che il suo Consorzio Fidi è tra i primi tre in Italia. Ma ama la sua terra, la sua Scicli, il mare che la rende unica e ama, come posta lui stesso il 17 di gennaio sulla sua pagina Facebook, “metterci la faccia” quando c’è da fare una pubblica denuncia. Succede che da tempo si sa di pale eoliche che dovrebbe fare mostra di se al largo delle coste iblee, 214 per la precisione. Alte 150/200 metri ciascuna. Al largo anche se mica tanto; a godere del vento e per produrre energia. Saranno collocate all’altezza della piattaforma che al largo c’è già e da parecchio tempo. Senza essere ambientalista professo, Bartolo Mililli ha deciso di denunciare che questa cosa e lo ha fatto, per la prima volta, il 17 di gennaio scorso: “Voglio sperare che ciò non accada – scrive – Nel giro di uno/due anni, se si concederanno le autorizzazioni, cambierà completamente e per almeno 40 anni l’orizzonte del nostro mare, quello di Montalbano. Arriveranno 200 pale eoliche, da Pozzallo a Marina di Ragusa, alla stessa altezza della piattaforma”.
E richiama a supporto di quello che non è un vocio o una diceria ma una certezza certa, quattro avvisi consultabili sul sito della Guardia Costiera, “corredati in totale trasparenza – posta Mililli – di tutta la documentazione necessaria per un’idea consapevole”. Mililli, ricorda come dalle colline iblee, nelle terse giornate, sia possibile vedere Malta e come le pale saranno visibilissime dalle spiagge. E, a supporto, simula la (s)ventura visuale con un fotomontaggio (nella foto), scrivendo di “disastro per il turismo”. Mililli poi, spiega che quelle pale, quell’impianto, non porta “economia al territorio, né lavoro duraturo” ma “solo speculazione dei fondi finanziari internazionali”. E chiede che le istituzioni locali si mobilitino, sindaci e consessi in testa, per evitare lo scempio.
Ascoltato si ma senza le risposte e le reazioni immediate, giuste e doverose -e, soprattutto, senza che qualcuno si muova davvero- Mililli, 13 giorni dopo, torna a postare e dettaglia ancora di più: le pale saranno 214, alte 200 metri, ben visibili dalla costa perché saranno all’altezza della piattaforma. Siccome Mililli è uomo di pensiero e di azione, non vive per la protesta in quanto tale ma sa fare seguire la proposta -è la concretezza la forza e il must del suo lavoro quotidiano nel pregevole consorzio fidi- non si limita a sensibilizzare i comuni di Modica, Scicli, Pozzallo e Ragusa ma li invita a chiedere che la nasciture pale si spostino 20 chilometri più in là del previsto, verso il largo e che “in futuro – posta su FB – non ci si avvicini oltre quel confine”, chiedendo pure a chi le costruirà un ristoro di 10 milioni annui per ciascuno dei quattro comuni (ogni pala produrrà al privato che l’istalla, 1 milione di euro all’anno…). Mostrando così alla politica come fare se si vuole davvero essere utili alla collettività che si rappresenta.
Solo al suo secondo appello, si leva dal mondo delle istituzioni e dei rappresentanti istituzionali, il sostegno a questa pubblica denuncia di Mililli anche se poi, contemporaneamente, comincia la corsa di qualcuno a mettere cappello su questa vera e propria emergenza ambientale che va profilandosi ma la cui primogenitura di denuncia, va ascritta solo a Bartolo Mililli. Due giorni fa, il suo ultimo post in ordine di tempo, sempre corredato da foto scattate in varie parti della costa sciclitana, per dire che si rafforza la sua convinzione che le pale, semmai si debbano per forza istallare, vanno messe ad almeno 45 km dalle spiagge iblee: “I comuni costieri devono avere rimborsi annuali di qualche milioncino”, scrive Mililli e aggiunge che è giusto contribuire “alla generazione di energia pulita ma la Sicilia non è la batteria degli speculatori internazionali”. La chiarezza, al numero uno di Confeserfidi, non manca di certo! (Adrien 25)