Una fake. Peraltro, fatta benissimo, su cui molto sono caduti, che ha ingannato e fatto arrabbiare. La Fornace Penna, conosciuta anche come lo stabilimento bruciato. Arrabbiati ma non perché ci si è sentiti presi in giro da quell’ingannevole foto -era più che credibile che con le ore da tregenda passate, quel pezzo della storia di questo lembo di Sicilia potesse crollare- quanto, appunto, per il fatto che scompariva -teoricamente sconfitta sul momento da pioggia e vento ma, praticamente battuta dall’incuria umana- un pezzo di vita ibleo. Ecco, le reazioni sui social, sono un termometro di quanto ci si tenga a quella fornace. E ci si tiene da tempo immemore e non solo perché poi divenuta la ‘mannara’ di Montalbano. Perché quella fornace, quella ciminiera, quelle pietre, raccontano storia e storie.
Lì, in molti, hanno vissuto pezzi di vita. E’ un simbolo di questo angolo dell’Isola, un esempio di archeologia industriale -così si dice- che però va oltre, appunto, l’archeologia industriale per diventare simbolo di un territorio. Amato, desiderato, da difendere. Quanti comunicati, quanto inchiostro, quante righe, quante parole, quanti impegni, quante promesse abbiamo letti, sentiti e visti sulla Fornace da sistemare, da mantenere, da tenere su, per evitarne il crollo e la distruzione. Un numero infinito di impegni della politica, dei politici e delle istituzioni, da fare concorrenza a quelli sulla Ragusa-Catania. Quanti sopralluoghi, quante passerelle, quante apparizioni, quanti ‘bla bla’ per dire che quella testimonianza di storia, andava preservata.
E i fatti? Zero. Nessuno. Il tempo e il tempaccio, man mano, l’hanno fiaccata. Non al punto di farla cadere come quell’ingannevole foto testimoniava ma al punto, sicuramente, da lederla. Forse irrimediabilmente. Lo scontro pubblico-privato in atto, non è una giustificazione. La gente, le persone, i post sui social, hanno detto che la Fornace è un patrimonio di tutti, che lo ‘stabilimento bruciato’ è un gioiello che ognuno incastona nella propria vita. Nell’immaginario collettivo di chi vive nel SudEst siciliano, in provincia di Ragusa, a Scicli, Modica e circondario, ha speso un pezzetto della sua vita lì. E non vuole che l’inedia della politica lo cancelli. Perchè pioggia e vento in questi anni e il fuoco prima, c’hanno provato. Ma la politica delle promesse a vuoto, sta facendo più danni. E chi ama la fornace, lo stabilimento, non ci sta! (Adrien 25)