E’ certamente un segnale positivo che in questo inizio di dibattito politico-amministrativo a Ragusa per le amministrative, ci sia una certa attenzione per il centro storico che soffre di varie criticità e che ha visto diverse allarmate segnalazioni provenienti da soggetti politici, consiliari, civici di varia estrazione. E se i consiglieri comunali del Patto per Ragusa, Mezzasalma e Rivillito (ne riferiamo in altra parte del giornale n.d.r.) criticano l’ordinanza emessa una decina di giorni fa dal Sindaco Peppe Cassì, si registra anche un intervento da parte del referente cittadino del movimento di Cateno De Luca, Saverio Buscemi, che affronta la problematica auspicando “una nuova dimensione per la città di Ragusa che ha bisogno di ricucire il centro storico alle periferie”.
Secondo Buscemi infatti “lo sforzo principale che bisognerà compiere per il futuro di Ragusa è quello di pensare a una città più “compatta”, in cui le periferie, al momento caratterizzate da cento identità diverse, possano confluire in un unicum anche urbanistico, per cercare di invertire la tendenza dei quartieri dormitorio che, purtroppo, negli anni, per tutta una serie di scelte scellerate, hanno determinato scompensi abitativi non da poco”. “Il problema – continua Buscemi – è che abbiamo avuto a che fare con una città sbrindellata dal punto di vista urbanistico, piccole isole che non hanno mai avuto la possibilità di vivere, per forza di cose, la dimensione abitativa della città. Se a questo aggiungiamo che il territorio comunale di Ragusa è vastissimo, si ha l’esatta percezione di come occorra uno sforzo non comune per arrivare al dunque.
Uno sforzo che deve essere contemperato tra le esigenze di chi sarà chiamato a spendersi per trovare formule di “ricucitura” che consentano di aggregare questi piccoli satelliti al corpo centrale. Non è più tempo di indugiare oltre rispetto a questo modus operandi che, entro i prossimi 10-15 anni, ci dovrà consegnare una Ragusa più al passo con i tempi e perfettamente in linea con delle rinnovate esigenze urbanistiche. E, soprattutto, cercare di invertire il trend per quanto riguarda il centro storico, cosicché possa essere vissuto in modo pieno”. Continua Buscemi: “Un altro aspetto dobbiamo considerare. E cioè che ogni ragusano, in media, può contare su due, a volte tre, abitazioni a testa. Un’infinità di nuclei abitativi la maggior parte dei quali non messa a reddito.
Ci chiediamo: ma come dobbiamo gestire questo aspetto? Non c’è una evidente anomalia in tutta questa situazione? Quali potrebbero essere le contromisure da adottare per evitare, come del resto in parte è già accaduto, che gli immobili perdano buona parte del loro valore? Occorrono tavoli di studio, conferenze dei servizi, progetti a medio e lungo termine che ci consentano di uscire da un guado nel quale ci siamo infilati per le scelte sbagliate degli ultimi vent’anni. Occorre avviare un’attenta azione di recupero del luogo che abbiamo eletto come nostra realtà in cui abitare”. (da.di.)