ROMA (ITALPRESS) – A ventidue anni dalla scomparsa e a 20 anni dalla nascita del premio giornalistico che gli è stato intitolato, Piero Dardanello, con la sua eredità professionale, è stato omaggiato a Roma al Salone d’onore del Coni. La figura di Dardanello e il suo lavoro – passato alla storia come “Dardanellismo” – sono stati ricordati dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, dal presidente della Lega Pro, Matteo Marani, del direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, da Francesco Saverio Intorcia, capo della redazione sportiva de ‘la Repubblicà e da Sandro Dardanello, fratello di Piero e presidente dell’associazione che ne porta il nome. L’incontro è stato moderato da Danilo Di Tommaso, direttore della Comunicazione e Rapporti con i Media del Coni e storico allievo di Dardanello.
Seduti in platea gli studenti di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma ‘Tor Vergatà, che hanno potuto approfondire la statura professionale dell’ex direttore di Tuttosport e l’impatto del suo operato sul mondo dell’informazione. Negli undici anni alla guida del quotidiano, infatti, Dardanello ha dato alle pagine un taglio innovativo, intuendo l’importanza della grafica e dell’immagine al servizio della notizia. Una ricetta con un unico scopo: colpire il lettore, valorizzando al meglio il lavoro dei propri redattori. Una visione che emerge anche dal libro ‘Il mondo di Pierò (Bradipolibri Editore), promosso dall’associazione e curato da Roberto Beccantini e Fabio Monti. Il premio giornalistico Dardanello è oggi un punto di riferimento nel panorama nazionale del racconto sportivo, sia per l’alta caratura della giuria sia per la sua longevità; tanti giovani premiati nelle prime edizioni sono oggi grandi protagonisti del giornalismo italiano. “Siamo orgogliosi di ospitare questo significativo omaggio alla memoria di uno dei più grandi interpreti del giornalismo sportivo italiano – le parole di Malagò – la cui legacy è un patrimonio da custodire nell’interesse della crescita del movimento. Piero Dardanello è stato un fine dicitore del nostro mondo, una figura credibile e autorevole che ha saputo promuoverne il messaggio autentico, facendone un orgoglioso tratto distintivo della sua carriera, grazie alla straordinaria vocazione professionale e alle qualità che tutti gli hanno sempre unanimemente riconosciuto. La modernità del pensiero e del linguaggio che lo hanno caratterizzato vivono ancora oggi come eloquenti testimonianze dell’immensa statura giornalistica e umana di Piero e regalano allo sport un’intramontabile eredità da valorizzare. Non tutti i giornalisti sono dei buoni direttori, come non tutti i giocatori sono dei buoni allenatori. Piero lo è stato”. Dopo le celebrazioni a Mondovì (il luogo di nascita di Piero) e a Torino (la città dove ha vissuto appieno la professione), l’evento di Roma sancisce l’omaggio dello sport italiano ad uno dei suoi più grandi comunicatori del secolo scorso.
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