“Tragicomico, attualissimo, identificativo, imperdibile”. Così Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, anima mente e cuore della compagnia teatrale ragusana Godot definiscono lo spettacolo con cui si avviano alla chiusura del sipario della 17^edizione della rassegna Palchi Diversi, giunta al suo penultimo appuntamento. Nei prossimi 21 – 22 – 23 – 28 – 29 – 30 Aprile 2023, presso la Maison GoDoT (Via G. Carducci, 273 – Botteghino al 265 – sarà portato in scena ‘L’ultima ribalta’, recita dell’attore Vecchiatto, di Gianni Celati. “Si resta – afferma Federica Bisegna – nella scia del “teatro nel teatro” con un testo di straordinaria intensità e di drammatica attualità, passando attraverso un’ironia amara. Avremo il piacere e l’onore, anche stavolta come per le Operette morali ed il Teatro comico di aprire lo spettacolo con l’introduzione del Prof. Giuseppe Traina”. Da parte sua Vittorio Bonaccorso, con le sue note di regìa, spiega il senso della coraggiosa operazione culturale con cui si cimentano.
“Questo è il terzo spettacolo della stagione in cui è presente il “teatro nel teatro”, un filone quanto mai ricco e denso di rimandi. Soprattutto perché, in questo caso, il testo è incentrato sulla figura di uno dei più grandi attori del passato ormai dimenticati: Attilio Vecchiatto, che fu amico di grandi attori come Lawrence Olivier e recitò nei più importanti teatri del mondo. Una figura dalla vita avventurosa e fuori dal comune, riemersa dalla nebbia della storia grazie allo scrittore Gianni Celati, il quale ha trovato il quaderno dei suoi appunti dove egli scriveva idee sull’arte e sul mondo attraverso dei sonetti, pubblicati insieme al testo. Con la moglie Carlotta, anche lei attrice di lungo corso, si ritrova in un piccolo borgo della sperduta provincia emiliana per fare il suo (ultimo?) spettacolo. Ma giunto a teatro, dopo un rocambolesco arrivo, si accorge che la platea è vuota. Una situazione che mi ha subito riportato al teatro dell’assurdo, un misto tra Aspettando Godot di Beckett, Le sedie e Il re muore di Ionesco (testo che abbiamo messo in scena insieme a Il re muore). I due, infatti, non vanno via ma restano sul palco, perché all’improvviso una signora è arrivata, per caso forse, ma poi si addormenta e alla fine va via; alcuni giovani si sistemano in fondo alla sala, ma solo per chiacchierare e sghignazzare, poi spariscono anche loro. In realtà i due attori sono davvero soli e dialogano tra di loro con un pubblico che non c’è, proprio come i due vecchi coniugi ne Le sedie parlano agli invitati trasparenti.
“Attendono” e intanto ragionano sulla loro condizione, proprio come Vladimiro ed Estragone in Aspettando Godot. Per chi, come noi, vive per l’arte e non “dell’arte”, questo testo rappresenta una sorta di apologo che ci fa riflettere sul senso di fare quello che facciamo. Ecco perché, pur non essendo alla fine della nostra carriera, tocca il nostro animo e fa vibrare le nostre più intime corde. Vecchiatto, come Re Lear, si ritrova in una landa desolata e non sa se è lui ad essere “folle” o il presente che lo circonda, un tempo barbaro e privo di punti di riferimento che non siano i beceri mezzi di informazione (giornali e tv). Un testo malinconico e poetico, intriso di un’ironia amara e tagliente come può essere, spesso, amaro e tagliente il mondo del palcoscenico, con i suoi imperativi e le sue contraddizioni. Una cosa è certa: la fortuna che si ha nel fare teatro. Perché, a volte, il peso del tempo presente diventa insopportabile e l’unico modo di sfuggire alla sua banalità è quello di immergersi totalmente nell’arte, a costo di ritrovarsi un giorno come Vecchiatto, a dover mettere sulla bilancia ciò che si è stati e ciò che si è, nell’attesa di essere inghiottiti dall’oblio, nostro malgrado, proprio come Berenger ne Il re muore”.
Crediamo che nulla si debba e possa aggiungere alle parole di Vittorio Bonaccorso e di Federica Bisegna, se non un invito ad assistere allo spettacolo, sempre memori di quanto lo stesso Bonaccorso cita ad epigrafe “Non so chi sia Godot. Soprattutto non so neanche se esiste. E non so neppure se quei due che l’aspettano ci credono o no”. (S. Beckett, lettera a M. Polac). (daniele distefano).
Note di Regia: “Non so chi sia Godot. Soprattutto non so neanche se esiste. E non so neppure se quei due che l’aspettano ci credono o no. (S. Beckett, lettera a M. Polac)