Nel nome dei tre braccianti ragusani uccisi nel 1921 dalla violenza fascista e del lavoratore ivoriano Daoude Diane scomparso ad Acate per un caso di lupara bianca, il tradizionale 1° maggio libertario nel comune capoluogo, organizzato dal gruppo Anarchico, dalla Federazione Unitaria di Base (CUB) e dal Comitato di Base NO MUOS. Alle 11,30 in Piazza San Giovanni si terrà un comizio, mentre prima di esso, alle 11, a cura del Comitato “9 aprile 1921” verrà deposta una corona di fiori sulla lapide che ricorda i tre braccianti uccisi dalla violenza fascista. Questo il programma diffuso dagli organizzatori “a nome delle tre organizzazioni, parlerà Pippo Gurrieri, che si soffermerà sulle politiche del Governo contro i poveri, contro le donne e la comunità LGBTQ+, contro i lavoratori, con provvedimenti tendenti a ridurre la libertà di manifestare e di protestare, e sull’accanimento della coalizione governativa contro gli immigrati, causa di non poche delle tragedie che tutti i giorni si verificano sulle nostre coste.
L’oratore parlerà anche di autonomia differenziata e delle sue nefaste conseguenze sul Mezzogiorno e sulla Sicilia già ridotti in pezzi dopo 150 anni di colonizzazione capitalistica. Un argomento che non potrà mancare sarà quello della guerra in Ucraina, del ruolo delle industrie belliche nel fomentarla e prolungarla, della funzione della Sicilia, sottoposta alla militarizzazione NATO-americana, costretta a fungere da supporto essenziale alle strategie di guerra statunitensi, con tutte le sue basi, da Sigonella al MUOS a Trapani Birgi totalmente e quotidianamente coinvolte nel conflitto. Nella giornata impropriamente definita “festa dei lavoratori”, si parlerà del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, della disoccupazione, delle condizioni dei braccianti immigrati nella “fascia trasformata” e del caso di lupara bianca che ha colpito Daouda Diene ad Acate. Non soltanto denunce, ma anche proposte per lottare e per migliorare l’attuale situazione di sfruttamento.
Il comizio entrerà nel merito anche della campagna elettorale di Ragusa, fornendo una lettura dall’esterno, dalla parte di chi non si lascia coinvolgere dalla febbre elettorale: un’angolatura dalla quale si possono distinguere i difetti e le bramosie di tanti candidati, le contraddizioni e le responsabilità di chi ha guidato o si accinge a guidare la città, i problemi reali del territorio e di chi ci vive, oggi coccolato dai candidati “vasa vasa” domani dimenticato e umiliato. Un primo maggio come sempre da oltre trent’anni, all’insegna dell’antiautoritarismo, della lotta dal basso, della denuncia delle malefatte del potere vicino e lontano, e della proposta politica e sindacale volta a far crescere una coscienza conflittuale e libertaria, condizione per un percorso di liberazione di chi regge sulle proprie spalle questo mondo di speculatori, arrivisti e privilegiati”. (da.di.)