La ristrutturazione del sistema delle Camere di Commercio isolane, cui il Governo nazionale intende mettere mano, vede due grandi centrali imprenditoriali e datoriali iblee, la Cna e Coonfcommercio, schierate in maniera non univoca. A margine della audizione voluta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la Cna, per bocca del presidente della Cna territoriale di Ragusa, Giuseppe Santocono e del segretario territoriale Carmelo Caccamo, ha espresso in maniera inequivocabile “la contrarietà all’ipotesi di accorpamento tra Ragusa e Siracusa con Catania, coerentemente con la posizione che aveva già manifestato Cna Sicilia all’assessore regionale alle Attività produttive nei giorni scorsi a Palermo.
L’ipotesi di accorpamento prevista nella delibera regionale n.222 del 25 maggio scorso per fare rivivere la “vecchia” Camcom del Sud Est è, secondo noi, da rifuggire perché è stato testimoniato dai fatti come si sia trattata di una esperienza assolutamente fallimentare e quindi da non ripetere. Infatti, il territorio di Ragusa e Siracusa è risultato penalizzato per tutta una serie di motivi, a cominciare dalla mancanza di omogeneità per numero di imprese, e quindi la circostanza non ha tenuto conto della reale potenzialità che queste aree avrebbero potuto esprimere”. Poi aggiungono “per non parlare poi del discorso legato alla rappresentatività in particolare di alcune associazioni di categoria. Abbiamo anche affermato che siamo contrari all’accorpamento in un’unica Camera che va da Siracusa fino a Trapani, una soluzione assolutamente improponibile. Siamo invece favorevoli in modo netto per l’istituzione in Sicilia della quinta Camera per Ragusa e Siracusa, quindi senza subordinate. Abbiamo riscontrato una larga convergenza in tal senso anche da parte di altre associazioni datoriali di categoria. Secondo noi, perciò, occorre procedere lungo questa strada che è l’unica possibile per garantire un futuro alla casa delle imprese sui nostri territori.
È mancato un reale e adeguato coinvolgimento nella gestione della Camcom del Sud Est da parte della governance, una vera e propria occasione perduta per i territori di Catania, Siracusa e Ragusa”. Santocono conclude evidenziando: “Abbiamo apprezzato la disponibilità del ministero per averci fornito la possibilità di potere esprimere il nostro contributo rispetto alla spinosa materia della riorganizzazione delle Camere di Commercio. Aspettiamo, dunque, che si possano compiere dei passi in avanti rispetto a questa delicata situazione”. Di tutt’altro parere invece la voce del sistema Confcommercio Ragusa che dichiara senza mezzi termini “siamo favorevoli al ritorno della Camera del Commercio del Sud Est”. E Gianluca Manenti, presidente provinciale dell’associazione dei commercianti spiega più dettagliatamente “se non è possibile mettere mano alla riforma della legge Madia, riteniamo che la soluzione meno sconveniente per le imprese, almeno in questa delicata fase dal punto di vista storico, sia quello di stravolgere l’assetto delle Camere di Commercio prima dell’avvento dell’ultima Finanziaria. Per cui, è auspicabile un ritorno alla Camera di Commercio del Sud Est, vale a dire Ragusa, Siracusa, Catania, sollecitando, se possibile, l’incremento del numero dei soci.
La Camera di Commercio – ha sottolineato Manenti – è un contenitore di cruciale importanza nella cura degli interessi delle imprese, tra l’altro in questo momento delicato e particolare in cui è necessaria la massima attenzione a sostegno dello sviluppo. Riteniamo che, nell’attuale fase, debbano essere messi in campo tutti gli accorgimenti possibili nel tentativo di venire incontro alle necessità del mondo produttivo. E la creazione ancora una volta della Camcom del Sud Est potrebbe fornire un supporto lungo tale direzione. Questa è la posizione di Confcommercio, che tra l’altro collima con quella della maggior parte delle associazioni datoriali presenti sul territorio, con l’auspicio che la stessa possa essere accolta”. L’audizione da remoto delle parti convocata dal ministro Urso era stata preceduta da un intervento del Governatore siciliano Schifani in merito al riordino del sistema camerale e aveva provocato la dura reazione dei due deputati regionali ragusani Nello Dipasquale del Pd e Stefania campo del M5. Dipasquale, pur ricordando che la posizione del suo partito “è quella di vedere assieme Catania, Siracusa e Ragusa riunite nella camera di commercio del Sud-Est” aveva tuttavia tacciato il Presidente della Regione di essere ‘intempestivo” visto che si era in piana campagna elettorale e aveva assicurato “come PD vigileremo attentamente sui tempi, le criticità, le verifiche e le eventuali complicità”.
Da parte sua Stefania Campo aveva parlato di mera mossa elettoralistica nel pieno delle amministrative, “mossa che complica ulteriormente la querelle sulle Camere di commercio siciliane, ma anche un modo per mettere le mani sul piatto ricco della Sac”. Infatti la deputata 5 stelle iblea ricorda “la camera di commercio del Sud Est, con il suo 61,11% è l’azionista di maggioranza della SAC e quindi degli aeroporti di Catania e Comiso, sui quali orbitano infiniti interessi, tra cui spicca per importanza la vendita e privatizzazione dello scalo catanese”. Insomma si profila un vasto terreno di scontro politico considerato che sempre Campo parla di “malumori non solo nella stessa giunta Schifani, con l’Assessore Falcone che non ha addirittura partecipato al voto per evitare di votare contro, ma anche nel Governo Meloni, con il Ministro Urso che, evidentemente infastidito dalla mossa di Schifani, ha convocato una riunione con le associazioni di impresa e di categoria sulla riforma delle camere, ignorando il Presidente della Regione. E qui potrebbe nascondersi la seconda motivazione, tutta politica, della mossa di Schifani, inserita nella faida interna a Forza Italia e volta a dare un ulteriore smacco al duo Prestigiacomo-Miccichè. Il tutto ignorando completamente le esigenze delle imprese, degli artigiani e dei lavoratori. Insomma, interessi di bottega, lottizzazione del potere e affari milionari, sempre a discapito dei siciliani”. (da.di.)