Nel segno della totale continuità con il precedente mandato la conferma da parte del rieletto sindaco di Ragusa, Peppe Cassi’, del proprio staff e la decisione di nominare consulente per la cultura l’ex assessore Clorinda Arezzo che non ha raggiunto l’obiettivo di entrare in consiglio comunale, al quale era pur candidata. La decisione del primo cittadino, comunicata tramite una dichiarazione ufficiale (già riportata dal nostro giornale), ha provocato critiche da parte dal segretario cittadino del PD, Peppe Calabrese, eletto consigliere comunale.
Critiche che lo stesso Calabrese articola in vari aspetti. “Correre alle elezioni nella squadra di Cassì e non essere eletti può valere un premio di consolazione da 2400 euro al mese. A tanto ammonta l’emolumento per l’ex assessore alla Cultura Clorinda Arezzo, appena nominata consulente del sindaco per la Cultura, appunto, il Turismo e gli Eventi, per un periodo di due mesi rinnovabili di comune accordo fino al termine del mandato”. Poi l’esponente dem aggiunge “è come se Cassì avesse nominato il decimo assessore della Giunta ma senza dargli la responsabilità propria di quel ruolo. È un segnale che può essere letto in più modi: per queste aree dell’amministrazione il primo cittadino non si fida di nessuno dei membri della giunta, tant’è vero che ha mantenuto le deleghe per sé. Pensavamo che la Cultura sarebbe andata a Massari, che non solo ha subito il torto della mancata nomina a vicesindaco, ma rimane a secco pure dell’assessorato che gli sarebbe stato congeniale.
Paga lo scotto d’essere di sinistra, mentre Cassì (si sa) guarda dall’altra parte, da Cuffaro fino alla destra vera e propria. Inoltre, nominare un consulente per curare questi affari da una parte è una confessione sulla propria incapacità ad occuparsene, dall’altra sembra voler essere proprio un premio di consolazione per chi, con le sole proprie forze, non è riuscito ad entrare in Consiglio comunale. È ovvio, dopo aver fatto l’assessore si potrebbe non aver voglia di andare a sedersi al civico consesso tra gli asserviti al primo cittadino. Meglio, molto meglio, continuare a essere assessore, senza il peso della responsabilità”.
“Poi c’è anche un aspetto che riguarda un po’ il familismo che Cassì utilizza nella gestione della pubblica amministrazione – aggiunge Calabrese – dato che Arezzo non solo è parente del capo di gabinetto nominato e riconfermato dal sindaco, ma rappresenta anche l’élite del quartiere di Ibla, la nobiltà, insomma il cerchio magico del quale il sindaco ama circondarsi”. “Già Cassì aveva portato il numero degli assessori da sette a nove – conclude Calabrese – ora si decide di gravare sulla collettività pure col decimo occulto. Ci sembra davvero troppo”. (da.di.)