Mentre nel mondo politico di Ragusa cresce l’attesa per l’insediamento del nuovo consiglio comunale e per le decisioni che alcuni consiglieri di maggioranza, già designati dal sindaco Peppe Cassì come assessori, dovrebbero prendere in merito alla conservazione della carica elettiva, e per eventuali nuovi ingressi in giunta di consigliere/i che hanno ottenuto risultati di rilievo in termini di preferenze, in attesa di tutto ciò, riassumiamo brevemente i fatti politico-amministrativi di queste settimane intercorse tra il risultato elettorale e il prossimo insediamento di quello che a ragioni veduta si definisce il massimo consesso cittadino. Due soprattutto i fatti che molto probabilmente potrebbero avere ripercussioni se non in questa almeno nelle prossime sedute consiliari.
Si tratta della decisione del sindaco Cassì di aumentare la propria indennità di primo cittadino. La questione era stata sollevata da un articolo apparso sulla stampa nazionale che peraltro riportava una dichiarazione al vetriolo del segretario cittadino Pd e consigliere comunale Peppe Calabrese. Il sindaco Cassì aveva risposto “sapete quanto ha ricevuto il sindaco di Ragusa nei primi 5 anni di mandato a titolo di indennità per la funzione svolta? 2.780 euro al mese, senza tredicesima. Decisamente meno di ciò che molti pensano, molto meno rispetto alle indennità dei deputati regionali o nazionali, pur in presenza di responsabilità enormi, di cui un sindaco risponde spesso in prima persona”. Dopo tale premessa Cassì aveva aggiunto “la nuova regola, chiesta dall’Anci, presieduta peraltro dal sindaco Pd di Bari Antonio Decaro, tuttavia, non ha riguardato la Sicilia, che sulla materia ha autonomia normativa. Per paradosso, quindi, i sindaci dei comuni d’Italia delle dimensioni simili ed anche inferiori rispetto a Ragusa, hanno ricevuto una indennità quasi doppia rispetto alla mia, in barba a qualunque principio di equità. Solo da pochi mesi anche la Regione Sicilia ha appostato nel proprio bilancio annuo una somma utile per coprire almeno in parte l’incremento già applicato in ambito nazionale.
Con atto di giunta abbiamo quindi dato disposizione agli uffici di operare in conformità con la nuova regola: con fondi regionali, quindi, e non con risorse del bilancio comunale, si coprirà l’aumento della indennità del sindaco che arriverà a circa 4.000 euro al mese. Sempre, comunque, ampiamente meno rispetto a quanto percepito dai sindaci degli altri comuni italiani, le cui indennità sono state raddoppiate”. Altra questione politica che sicuramente avrà ripercussione anche nei prossimi lavori consiliari, è quella relativa alla riproposizione, da arte di un comitato rappresentato da Mario Nobile, dell’installazione in città di una statua dedicata al senatore fascista Filippo Pennavaria. Contro tale ipotesi si sono mobilitate Anpi (l’associazione partigiani) e la Cgil, mentre Peppe Calabrese aveva dichiarato senza mezzi termini “Filippo Pennavaria fu un fascista convinto, con incarichi di governo, e la sua figura non può trovare spazio nella città di Ragusa. Non dovrei dirlo io, né gli esponenti di altri partiti politici o associazioni della città, ma avrebbe dovuto dirlo il sindaco un secondo dopo la pubblicazione sugli organi di informazione locali della notizia in merito alla nascita di un comitato che intende riabilitarne l’immagine. Attendiamo una sua forte posizione sull’argomento”.
Poi Calabrese aveva concluso “certo, rimane il ‘problema’ della statua in bronzo, alta tre metri, raffigurante il gerarca fascista, che il Comune di Ragusa ha commissionato, pagato e mai ritirato. Dato che è impensabile che trovi spazio in città, mi permetto di lanciare provocatoriamente una proposta: che sia portata a Ragusa, fusa e trasformata in qualcos’altro di utile o simbolico… Un lampione che illumini sempre la targa apposta in piazza San Giovanni in memoria dei braccianti uccisi dalla violenza fascista, per esempio”. E per la verità il sindaco Cassì aveva replicato con una dichiarazione che non lascia molti dubbi sulla sua posizione: Cassì premette “nel 2026 cadranno i 100 anni dalla elevazione di Ragusa a capoluogo di provincia e dalla contemporanea riunificazione di Ragusa Ibla e Ragusa Superiore e che la nostra città visse nel periodo infausto del ventennio fascista un momento di eccezionale trasformazione, mettendo le basi per la sua successiva e repentina crescita sociale ed economica.
E non c’è dubbio che tutto ciò sia legato indissolubilmente alla figura di Filippo Pennavaria, che ricoprì incarichi di primo piano nel regime e che favorì l’ascesa di Ragusa, per cui il 2026 sarà quindi un anno di commemorazione per la nostra città, una occasione per promuovere e organizzare convegni di approfondimento della nostra storia, compresa la figura controversa di Pennavaria. La storia, infatti, è storia; su questo, almeno, penso si possa essere tutti d’accordo”. Però poi Cassì precisa “una cosa è conoscere, approfondire e ricordare gli avvenimenti dell’epoca, un’altra è celebrare l’uomo che ne fu tra i protagonisti. Pur volendo contestualizzare la sua azione, dedicare una statua a una figura di spicco del fascismo non è a mio giudizio una cosa opportuna. Una statua, infatti, è un simbolo permanente che incarna i valori in cui tutta una comunità si riconosce e non può essere fonte di contrasti e divisioni. La nostra Repubblica si fonda su una Costituzione che si ispira a principi opposti a quelli del regime, e su quella noi amministratori locali prestiamo giuramento. Mi piacerebbe su questo argomento ascoltare il parere dei cittadini, nella convinzione che il confronto aiuti una comunità a crescere, nella speranza che il dibattito possa mantenersi nei confini del reciproco rispetto. Il miglior modo per difendere la democrazia è praticarla”. (da.di.)