E’ di queste ore la notizia che l’agonia dei passeggeri in arrivo e in partenza da Catania verrà prolungata (almeno) di un’altra settimana visto che il giorno di riapertura dello scalo è stato spostato al 25 luglio. Giorni di caos estremo che amplificano ancora di più l’arretratezza infrastrutturale in cui viviamo in Sicilia e l’inadeguatezza di alcune strutture, vedi aeroporto di Comiso, che proprio in questi momenti dovrebbero dimostrare la loro pubblica utilità.
Sull’argomento, che ha mandato su tutte le furie anche il Presidente della Regione Schifani, è intervenuto l’Onorevole Ignazio Abbate che si sofferma in particolar modo sul Pio La Torre: “La gestione dello scalo comisano sta mostrando in questi giorni tutti i suoi limiti. Limiti che erano già sotto gli occhi di tutti ma che nel momento di emergenza sono venuti a galla anche per gli osservatori meno attenti. Palermo ha già annunciato che ridimensionerà drasticamente l’accoglienza dei voli previsti a Fontanarossa perché intasano oltremodo lo scalo del capoluogo. Trapani non è a mio avviso una alternativa proponibile perché il tempo per raggiungerlo è superiore di tre volte a quello che occorre per percorrere qualsiasi altra tratta nazionale da Catania. Per cui rimane solo Comiso. Peccato che tale aeroporto, tra le altre mancanze, non sia dotato del cosiddetto sistema del servizio di check in informatico Dcs che impedisce a compagnie come, per esempio, Ita Airways di imbarcare passeggeri.
Per cui la situazione paradossale è che un ragusano che sarebbe dovuto partire da Catania deve prima recarsi nel capoluogo etneo per fare il check in e poi tramite navetta o mezzo privato tornare a Comiso per imbarcarsi sull’aereo. Ci sarebbe da ridere se non stessimo parlando della sopravvivenza del comparto turistico nostrano e se non ci fossero di mezzo i nervi dei passeggeri che mai come questa volta sono messi così a dura prova. Questa emergenza deve servire a far capire a tutti che così l’aeroporto di Comiso non serve a nessuno.
Il Pio La Torre deve essere affidato a chi ha le competenze e soprattutto la voglia di farlo fruttare, di metterlo a reddito per usare una espressione forse impropria se si parla di un aeroporto ma che rende il senso del mio discorso. La politica regionale deve prendere in mano il destino del nostro scalo e avere il coraggio di scelte forti ma non più rimandabili”.