Lo scrittore argentino Fabio Wasserman sarà in Sicilia per presentare il suo libro “La sponda solitaria del fiume”, Operaincerta editore. Fabio Wasserman è uno scrittore, poeta e bandoneonista argentino. Nato a Buenos Aires, laureato in Scienze Sociali ha fondato e diretto la casa editrice “Del Subsuelo Editores” ed è stato presidente della Società degli Scrittori di Buenos Aires. Nel 2020 ha pubblicato la raccolta di racconti El lado solitario del rio (Ed. Corregidor) mentre nel 2022 ha pubblicato la silloge Qué haremos con la sombra (Ed. Corregidor)
Alcuni suoi racconti e poesie sono stati premiati e pubblicati su diversi media nazionali internazionali. El lado solitario del rio è stato appena pubblicato in italiano, con la traduzione di Antonio Nazzaro, dalla casa editrice ragusana Operaincerta con il titolo La sponda solitaria del fiume. Fabio Wasserman sarà in Italia dal 23 ottobre al 2 novembre per un giro di presentazioni del suo libro che prederà il via proprio il 23 da Catania, per concludersi il 2 novembre alla Casa Argentina di Roma.
Fabio, parlaci dei tuoi due libri, due libri diversi l’uno dall’altro.
Diversi nel modo di raccontare, ma entrambi parlano della stessa cosa: quanto è difficile essere vivo. El lado solitario del rio è un libro di racconti che descrive e unisce differenti personaggi che in un modo o nell’altro si trovano ad affrontare l’abbandono. Cercano l’amore ma soprattutto tutti cercano di sapere chi sono. Sono in qualche modo sottomessi a vivere situazioni che tutti attraversiamo. Mentre Que haremos con la sombra è una silloge e la poesia per me è la forma più scarna di raccontare. Anche se sono libri differenti il tema creativo è lo stesso. Credo che i due libri dialoghino tra loro.
El lado solitario del rio adesso esce in Italia per i tipi di Operaincerta con il titolo di La sponda solitaria del fiume. Perché hai scelto di pubblicare il tuo libro proprio in Italia?
Operaincerta ha mostrato un’attenzione particolare per il mio libro e di questo le sono grato. Paradossalmente, come scrittore, pensare che il mio libro finisca tra le mani dei lettori italiani mi soddisfa in una maniera difficili da tradurre. L’italiano è la lingua di Dante, Boccaccio, Calvino e Pavese. Tutti hanno influenzato non soltanto il mio scrivere ma anche la mia vita.
Ci racconti come hai trovato l’editore italiano e perché hai scelto una piccola casa editrice invece di proporre la tua opera a un editore più conosciuto?
In verità è la casa editrice che mi ha trovato grazie ai ponti che crea la letteratura. Un riconosciuto autore di Operaincerta, Nicola Colombo, ci ha messi in contatto. Ho fiducia nelle piccole case editrici, non basano la loro scelta sulla quantità ma sulla qualità, sono in parte indipendenti dal mercato, scelgono gli autori e pubblicano i libri con minuziosità e spesso fuori dalle logiche commerciali avendo un’attenzione e cura del loro catalogo. Le grandi case editrici invece hanno come centro l’aspetto commerciale. Le piccole case editrici stanno ai margini e io scrivo per/da i margini. Il bordo questo è il posto dove sto: sempre sul punto di cadere.
Dal 23 ottobre sarai in Italia per una serie di presentazioni, che termineranno con quella del 2 novembre alla Casa Argentina di Roma. Che cosa significano per te?
A volte mi domando cosa può dire un autore sulla sua opera. I libri parlano per me. Comunque esiste una curiosità vicendevole. Il lettore vuol sapere chi è la persona che ha scritto, per esempio, su un figlio che riceve le ceneri di suo padre che ha visto poche volte e di colpo si ritrova a gestire i resti materiali e a farsi carico di chi mai si è fatto carico di lui. Credo che questo tipo di trame provocano la curiosità del lettore verso l’autore cercando di scoprire quanto di autobiografico si nasconde nelle pagine. Dall’altra parte ci sono io con la mia curiosità di sapere che faccia hanno i miei lettori e cosa pensano quando s’avvicinano ai miei libri.
In mezzo ci saranno anche due passaggi “scolastici”, terrai due conferenze al liceo linguistico di Ispica (RG) e alla facoltà di lingue all’Università di Ragusa. Quanto è importante per te parlare a degli studenti?
Gli studenti sono i futuri creatori di letteratura. Produrranno per i loro contemporanei nuovi pensieri, soggettività, azioni creative di cui in questo momento sappiamo poco. È uno scambio meraviglioso non solo per le differenze generazionali, ma perché la letteratura latinoamericana e l’italiana hanno tanto in comune e tante differenze. Pensavo all’incontro letterario tra Borges e Calvino. È uno scambio importante per me: costruire un grande ponte, qualcosa di unico.
Il tema delle conferenze sarà “Il giorno in cui incontrai Jorge Luis Borges. La letteratura ispanoamericana di ieri e di oggi”. Ci vuoi parlare del tuo incontro con il grande scrittore argentino e cosa racconterai agli studenti che incontrerai?
È stato un incontro fondamentale, non solo per quello che ha significato stare di fronte a Jorge Luis Borges, e la differenza di età che ci segnava. Io era un diciasettenne lui era prossimo alla morte. Poi il come mi ha concesso l’intervista. A quell’epoca collaboravo con una rivista letteraria e ho passato poco più di un anno cercando Borges. Allora non c’erano i mezzi di comunicazione d’oggi. In casa non avevamo il telefono e dovevo camminare fino a un “alimentari”. L’incontro avvenne durante la dittatura militare. Non ero andato a scuola (a quel tempo gli studenti sorpresi in strada durante l’orario scolastico venivano arrestati automaticamente) e l’ho chiamato da un bar. Mi ha risposto accettando di ricevermi a patto che lo raggiungessi nelle due ore successive. Non avevo pensato a molte domande, ma conoscevo Le rovine circolari, La biblioteca di Babele e alcune sue poesie. Forse non li capivo del tutto, ma mi provocavano un’enorme curiosità. L’intervista e l’incontro con Borges saranno il centro della mia conferenza.
Tu sei scrittore, poeta, musicista. Cosa senti di essere in misura maggiore?
Scrittore, ma sono impastato di poesia e tango
Cosa c’è nel futuro di Fabio Wasserman?
Ho appena finito di scrivere un romanzo dove il protagonista vive una vita appartata e nelle sue pagine racchiude diversi passaggi dell’inedita intervista a Borges. Mi preoccupa quale sarà il futuro del libro. L’incertezza mi pervade.