Inutile continuare a nascondersi dietro un dito. Al tavolo della politica ragusana è seduto un convitato di pietra con il quale, volenti o nolenti, bisogna fare i conti. Si chiama Ignazio Abbate, è modicano, è deputato regionale della DC, è presidente di un’importante commissione Ars, è stato per molti anni sindaco della città della Contea, e soprattutto gli si attribuisce la volontà, e soprattutto la capacità, di governare i flussi finanziari destinati ai 12 Comuni iblei, ma principalmente gli viene riconosciuto di poter influire sulla vita politica del capoluogo, anche grazie ad una pattuglia di fedelissimi consiglieri ed assessori ragusani organici alla maggioranza del sindaco Peppe Cassì, a cui del resto Abbate aveva offerto la propria alleanza ed il proprio sostegno già in campagna elettorale.
Ed il ‘caso Abbate’ è venuto (finalmente, aggiungiamo noi) alla luce durante la seduta del consiglio comunale di Ragusa di inizio settimana, lunedì scorso 22 gennaio. Finalmente, diciamo noi, perché il vero scandalo non è la politica ma la politica sotterranea, nascosta, fatta di inciuci o accordi nascosti, mentre il dibattito a viso aperto, pur nella diversità o contrapposizione delle rispettive idee, è sempre il benvenuto. E allora lunedì scorso, nell’aula di Palazzo di Città, la questione Abbate è venuta allo scoperto in maniera obliqua, ovvero attaccando la consigliera comunale e vice presidente del consesso, Rossana Caruso, per la fedeltà politica al deputato DC e per i ripetuti attestati di ringraziamento per quanto fatto dallo stesso anche per Ragusa. Attacchi provenienti sia dall’opposizione sia da settori della maggioranza. Risparmiamo ai lettori di riportare interventi che possono essere benissimo rivisti e riascoltati nelle registrazioni delle sedute consiliari disponibili sulla rete.
Aggiungiamo solo che se i consiglieri di minoranza nel criticare Rossana Caruso, i suoi frequenti elogi ad Abbate, e lo stesso ex sindaco di Modica, altro non abbiano fatto che il loro lavoro di oppositori, ben diverso è il giudizio per quanti, consiglieri o assessori di maggioranza, queste cose dovevano, o avrebbero dovuto, saperle già da tempo, e che soltanto ora si dicono scandalizzati e soltanto ora prendono la parola. (daniele distefano)