La clamorosa vicenda del voto sulla riforma delle provincie all’Assemblea Regionale Siciliana, dove l’argomento, giunto alla votazione segreta, è stato bocciato, ha suscitato molto clamore anche in provincia di Ragusa. Ad intervenire per primo il deputato Dc Ignazio Abbate, proprio nella qualità di presidente della Commissione Affari istituzionali dove appunto la riforma era stata approntata. Dice Abbate “la riforma delle Province per la Democrazia Cristiana, così come per Schifani, ha sempre rappresentato un punto fondamentale del proprio programma alla quale abbiamo lavorato per oltre un anno sia in Commissione Affari istituzionali che presso l’assessorato agli Enti locali.
Inspiegabilmente, con il voto segreto, alcuni parlamentari della maggioranza che, con le parole si sono espressi favorevolmente, hanno deciso di votare contro. Siamo sempre stati e continueremo ad essere vicini e leali al presidente Schifani sostenendo l’attività del governo. Adesso, inevitabilmente, occorrerà un chiarimento all’interno dei partiti affinchè la maggioranza trovi nuovamente unità sui provvedimenti che vanno portati in Aula”. Poi il politico modicano, Presidente della Prima Commissione, nonché primo firmatario del DL, aggiunge “Dispiace perché ci abbiamo lavorato per più di un anno ma non ci facciamo scoraggiare. Le province sono una priorità perché la situazione di degrado di strade e scuole, per dirne solo due, sono sotto gli occhi di tutti. Già da domani sono disponibile a riprendere il percorso in Commissione di un nuovo DL che potrà essere discusso solo a partire dal 16 marzo, cioè dal primo giorno della nuova sessione parlamentare. Questo voto contrario in un momento cruciale dell’attività amministrativa per la Regione Sicilia non deve mutare l’attività di Governo che nelle prossime settimane dovrà essere intensa e cruciale per quanto riguarda la programmazione dei fondi strutturali che dovranno buttare le basi per le nuove infrastrutture e per il sostegno a famiglie e imprese, una su tutte la crisi agricola che in questi giorni si sta evidenziando in modo eclatante”. Intanto Abbate, dall’opposizione, riceve un attacco durissimo da un’altra parlamentare Ars ragusana, Stefania Campo del M5 che chiede addirittura le dimissioni dell’ex sindaco di Modica affermando “conduzione dei lavori della Prima Commissione disastrosa, il presidente Abbate inadeguato si dimetta”.
Per poi proseguire “la conduzione dei lavori sul ddl Province da parte del presidente della prima Commissione Ignazio Abbate è stata letteralmente disastrosa. Ha ignorato il parere degli uffici dell’Ars, portando in aula la norma sulle Province, poi bocciata, giudicata da questi incostituzionale. In questo modo ha fatto perdere tempo al Parlamento e al presidente della Regione, costretto a stare in aula per sorvegliare la sua maggioranza piuttosto che a parlare con medici, agricoltori e con le persone che chiedono aiuto. Lo stesso ha fatto con la norma salva ineleggibili, anche questa portata in aula nonostante il parere negativo degli uffici. Una conduzione di questo tipo da parte di un presidente di commissione è inaccettabile, si dimetta”. Sulla vicenda interviene anche il senatore Salvo Sallemi, di Fratelli d’Italia che commenta “voto dell’Ars amareggia: auspico pronto ritorno delle elezioni per dare voce ai cittadini”. Il senatore vittoriese spiega “di certo il voto di ieri all’Ars che ha di fatto affossato l’elezione diretta dei Presidenti e dei Consiglieri provinciali amareggia poiché occorre ritornare, dopo anni di commissariamento, a dar voce ai cittadini tramite l’esercizio del voto. Il vulnus che si era creato sin dai tempi di Crocetta, che aveva cancellato l’ente intermedio lasciando la lunga stagione dei commissariamenti che si protraggono da anni, poteva essere sanato restituendo ai cittadini la possibilità di scegliere. Le Province svolgono un ruolo importante in tanti settori, tra cui quello dell’istruzione, della viabilità, della tutela dell’ambiente e della promozione turistica. Purtroppo il voto segreto dell’aula ha portato a un nulla di fatto e chi ha voluto deliberatamente impedire ai cittadini l’esercizio democratico del voto non ci ha messo nemmeno la faccia”.
Una dichiarazione che però, tra il detto (molto poco perché la questione era ormai a conoscenza di tutti) e il non detto (i rapporti interni alla maggioranza che dovrebbe sostenere il Governatore Schifani) lascia perplessi in quanto non affronta chiaramente i veri nodi della questione delle alleanze nel centro-destra siciliano. Sull’argomento, poi, si registra anche una ferma presa di posizione del Presidente del consiglio comunale di Ragusa, Fabrizio Ilardo, che dichiara “una riflessione s’impone dopo quanto accaduto in questi ultimi giorni all’Ars. La politica non ha più alibi. E deve restituire immediatamente la democrazia diretta anche ai cittadini della nostra provincia. Il riferimento è al voto dei deputati regionali che ha detto no, almeno per ora, al ddl sulle Province perché ritenuto contro tutte le regole. Che sia questo o che sia un altro il provvedimento, però, resta una necessità per evitare che si vada avanti, da un commissariamento all’altro, e questo accade già dal 2012, a colpi di proroga. Perché non dimentichiamo che la cosiddetta “Legge Delrio” statuisce l’elezione di secondo grado dai e tra i consiglieri comunali. Noi, però, non abbiamo né l’una, l’elezione di secondo livello, né l’altra, cioè l’elezione diretta da parte dei cittadini. Auspichiamo che l’elezione degli organi provinciali, così come tra l’altro imposto dalla sentenza 136 del 2023 della Corte Costituzionale, possa effettivamente svolgersi dopo che per oltre un decennio anche ai cittadini del territorio ibleo è stato impedito di esercitare un proprio diritto. E speriamo, altresì, che la politica torni a esercitare il proprio ruolo, cioè quello di governare gli enti sovracomunali come in questo caso l’ex Provincia regionale. È, come dice il costituzionalista Agatino Cariola, riflessione che condivido pienamente, “un problema di definizione delle regole istituzionali e non certo di maggioranza e di opposizione”. Speriamo, dunque, che la vicenda possa finalmente sbloccarsi”.
Chi invece non fa sconti di nessun genere, e all’intero Governo Siciliano, è il segretario regionale di Sinistra Italiana, Pierpaolo Montalto, eletto nel corso del recente congresso regionale del partito di sinistra, Questa la sua dichiarazione “non esiste più il governo Schifani, ma soprattutto non esistono più la democrazia e il rispetto per il bene comune. Quanto accaduto ci preoccupa, non solo per l’instabilità politica di un governo regionale asservito a una maggioranza apparente e concentrata solo sull’ardua impresa di regolare i suoi conti interni, ma soprattutto per l’ulteriore furto di democrazia e per l’ennesimo grave gesto di irresponsabilità, perpetrati dalle destre ai danni della Sicilia. Le province sono, infatti, organi indispensabili di governo del territorio, spazzati via dalla propaganda irresponsabile di chi ha cavalcato l’antipolitica per meri fini elettorali. Un errore sempre gravissimo che inganna nel presente e determina disastri nel prossimo futuro.Lo abbiamo visto dal degrado delle strade che collegano i Comuni della nostra area metropolitana, dall’abbandono degli istituti scolastici e dall’assenza di servizi importanti per le persone e il territorio, quanto fosse importante il livello provinciale di amministrazione della cosa pubblica. Riteniamo, inoltre, che con una crisi verticale della partecipazione democratica e con una rappresentanza politica sempre più lontana dalla vita reale, garantire ai cittadini e alle cittadine il diritto di voto per eleggere i consigli provinciali e gli organi esecutivi di governo, sarebbe dovuto essere un atto di minima civiltà democratica, un atto dovuto. Invece, purtroppo, le destre fanno il loro dovere e cancellano la democrazia e un provvedimento – di gran lunga migliorabile ma per noi necessario – solo per difendere privilegi, misurare le forze all’interno del centrodestra e continuare a trattare la politica come il loro affare privato. Ancora una volta scelte e comportamenti sconcertanti. Sinistra Italiana non può che unirsi alla richiesta di immediate dimissioni del presidente Schifani, brutalmente sfiduciato dalla sua maggioranza, con la consapevolezza che l’opposizione a queste destre va costruita nella società e attraverso una proposta politica di integrale e radicale rottura con le pratiche e il modello sociale proposti da un centrodestra incapace di governare anche quando stravince le elezioni”. (daniele distefano)