Ragusa – La benevola autodifesa e conseguente autoassoluzione fatta dal sindaco di Ragusa Peppe Cassì di se stesso sulla vicenda della scarsa entità di Fondi Sviluppo e Coesione toccati al Comune capoluogo (2,7 milioni sul totale di 200 piovuti sull’intera provincia iblea) continua a provocare reazioni nell’ambiente politico e consiliare cittadino. Il consigliere comunale M5 Sergio Firrincieli invita infatti il sindaco a “prendere atto dell’oggettività dei dati” ma anche a “rendersi conto della difformità esistente” tra quella che definisce ‘minormaggioranza’, riferendosi, molto probabilmente, al gruppo dei tre consiglieri dissidenti, e la ‘maggiomaggioranza’ che sostiene il primo cittadino ‘senza se e senza ma’, la cui esemplificazione è stata data dalla nota (da noi riportata integralmente) della consigliera Maria Grazia Criscione vicepresidente del movimento Direzione Ragusa. Ed ecco le considerazioni sull’intera vicenda del pentastellato Sergio Firrincieli.
“Un momento epocale quello di questi ultimi giorni in cui tutti noi delle minoranze e qualcuno della MinorMaggioranza abbiamo ribadito lo stesso concetto, certo non frutto dell’immaginazione quale invece è la narrazione quotidiana che arriva da palazzo dell’Aquila e che racconta sempre di successi del sindaco e mai di batoste che per suo demerito subisce la comunità cittadina in riferimento, come nel caso specifico, agli esigui fondi Fsc”.
E’ quanto afferma il consigliere comunale del movimento Cinque Stelle, Sergio Firrincieli. Il quale aggiunge: “L’oggettività dei dati è indiscutibile e ancora una volta le chiacchiere stanno a zero e finalmente la città ne prende atto. Pur da diverse posizioni, da sinistra a destra passando per il centro, alla luce dei vari interventi di cui abbiamo preso atto, riscontriamo un’incapacità amministrativa ormai assodata.
L’isolamento politico poi dovuto all’ostinato finto civismo, ormai malcelato da tiepidi accordi elettorali con Forza Italia che il sindaco fa portare avanti ad alcuni rappresentanti che tutti conosciamo della MaggiorMaggioranza che lo sostiene, a nulla possono servire se non ci sono progetti a firma Cassí da portare a Palermo per essere successivamente finanziati. Sì, è vero, siamo la prima stazione appaltante della Sicilia. Ma i progetti erano tutti nei cassetti e li avevano lasciati i predecessori di Cassí e per buona parte dei quali non si è dovuto fare neanche fatica a trovare le linee di finanziamento grazie alla valanga di risorse portate in Italia dal nostro presidente Conte. Eh, niente. Potremmo dire che la città comincia a svegliarsi e a riconoscere il bluff. Per fortuna, abbiamo girato la boa e possiamo già guardare avanti e pensare ad un successore che abbia a cuore le sorti della città e non le proprie velleità politiche. Perché di questo si tratta, purtroppo”. (daniele distefano)