Ragusa – Sulla questione del partenariato pubblico/privato per la gestione del Castello di Donnafugata c’era stato finora solo un post social, tanto che avevamo auspicato un intervento ufficiale del partito meloniano di Ragusa. Che è ora arrivato a cura del coordinatore cittadino Luca Poidomani, che scrive: “Giù le mani dal castello di Donnafugata”. Fratelli d’Italia Ragusa non ha dubbi. Il bando sul Pspp, partenariato speciale pubblico privato, è da revocare.
“Giorno 1 agosto, mentre tutti noi programmavamo le nostre imminenti e meritate ferie – sottolineano dal coordinamento cittadino di FdI – il nostro indomabile ed instancabile sindaco e la sua Giunta presentavano una delibera ed un bando (con scadenza 30 agosto) per affidare la gestione del castello di Donnafugata, dell parco, del Museo del costume e di Palazzo Zacco, per un periodo di 10 anni (rinnovabile), ad una società esterna mediante procedura chiamata partenariato speciale pubblico privato. Tutto secondo norma, per carità. Ma un dubbio ci assale: come mai presentare una delibera, ad agosto, con uffici dimezzati e tempistiche così ridotte? Come fa una società interessata ad un progetto così ambizioso e impegnativo, a reperire ed elaborare le necessarie informazioni per sviluppare e produrre quanto richiesto? Pochi giorni prima della delibera viene protocollato un progetto da parte di due privati che presuppone una lunga gestazione fatta di ricerca e reperimento del materiale come sopra evidenziato.
La proposta di 122 pagine avanzata dal privato prevede un canone fisso (pare) di circa 30mila euro l’anno più una percentuale variabile non specificata sugli introiti, a fronte degli attuali 600mila euro annui incamerati attualmente dal sito. E’ chiaro che la mancanza di tempo porterà a non avere altre proposte migliorative rispetto all’unica offerta avanzata con un’aggravante non secondaria: le spese di manutenzione? Sembra che anche quelle siano a carico dell’ente. Ecco perché diciamo a gran voce: caro sindaco, giù le mani dal castello. E’ indispensabile ritirare la delibera o prorogare – dimostrando alla città che non c’è nulla di anomalo – la scadenza ad almeno 6 mesi”. (da.di.)