Ragusa – “In risposta alla mia interrogazione sulla gestione della piscina comunale due diversi dirigenti (prima dell’area Contratti e poi dei Beni culturali) si erano enormemente dilungati su disquisizioni giuridiche prive di rilevanza alcuna rispetto all’oggetto dell’interrogazione, per altro contraddittorie. Disquisizioni confermative della non correttezza della scelta amministrativa rispetto a cui oggi, però, reduci dalla vicenda castello di Donnafugata e sala Falcone Borsellino, possiamo tracciare un minimo comune multiplo: incapacità gestionale dei beni comunali e svendita ai privati”. E’ quanto ha affermato ieri sera in aula il consigliere comunale Federico Bennardo che ha aggiunto: “Ricordo che, allora, il contenuto della risposta era stato smentito in ogni punto.
Voglio soffermarmi però su un aspetto in particolare, quello che più impattava sui cittadini ossia il raddoppio delle tariffe che il concessionario aveva richiesto alla giunta che senza alcuna fase istruttoria e poche ore dopo, con delibera n. 379 del 22 settembre 2023, aveva accordato. Erano stati inoltre: ridotti i tempi di utilizzo dell’impianto; chiuso l’impianto per i corsi di acquaticità da dicembre a marzo; eliminata la gratuità per i disabili e relative associazioni sportive e il personale cosiddetto istituzionale (forze dell’ordine, ecc.). Il contributo comunale era stato mantenuto e le tariffe raddoppiate al primo giorno di inizio del servizio. Stavolta mi trovo qui a parlarne di nuovo perché insieme ad altri consiglieri, che vedo inseriti in copia, sono stato raggiunto da una lettera da parte di un genitore di un bambino prima frequentante i corsi di nuoto presso la piscina comunale. Una lettera che è formalmente indirizzata al sindaco che tuttavia, dopo settimane dalla ricezione, ha deciso di non proferire parola. Il titolo è eloquente: “Per favore non chiamiamola piscina comunale”.
Viene sostanzialmente denunciato come un bambino di 11 anni che prima si trovava a pagare una retta annua di circa 400 euro ora si trova adesso a pagarne circa 850 a fronte di servizi inferiori, tra cui acqua e temperatura del microambiente gelide. Il padre, forte del sentimento diffuso tra gli utenti, conclude lanciando un allarme e dicendo: “Considerando che il reddito pro capite ragusano è di 18mila euro annui, quante altre famiglie dovranno rinunciare?”. Il consigliere Bennardo, poi, si è rivolto al componente dell’esecutivo con delega allo Sport. “Assessore Digrandi – ha detto – lei probabilmente il mondo dello sport non lo conosceva prima di questa esperienza, a differenza del sindaco che può vantare un lungo corso pieno di soddisfazioni. Ricordo che l’articolo 3 della Costituzione recita che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per garantire la piena partecipazione dei cittadini alla vita sociale, lavorativa e politica del Paese”.