Modica – Concluse le festività natalizie, è stato possibile riprendere e approfondire i contenuti del significativo incontro “Verso una Chiesa che rinasce”, tenutosi lo scorso 15 dicembre in occasione del 25° anniversario di sacerdozio di don Michele Fidone, parroco della Chiesa Madre di San Giorgio.
L’evento, concepito come momento formativo e celebrativo, ha visto la partecipazione di autorevoli relatori: padre Antonello Abbate, vicario foraneo della città; padre Giuseppe Di Rosa, sociologo; il prof. Salvatore Vaccarella, filosofo; la prof.ssa Maria Guccione, docente; il prof. Gaetano Magro, anatomo-patologo, e il giovane laico Paolo Puccia.
Ad aprire l’incontro è stato padre Michele Fidone, che ha offerto una riflessione sulla sua esperienza sacerdotale e sul cammino della Chiesa: “Oggi, dopo 25 anni, stiamo vivendo un sinodo per la Chiesa. Ciò che emerge è una Chiesa non sempre accogliente, che non ha bisogno di grandi cambiamenti, ma che deve rimanere fedele a se stessa per vincere il mondo”, ha affermato don Michele, ribadendo come la storia della Chiesa sia fatta di sconfitte e rinascite.
Rifacendosi a Giovanni XXIII e al Concilio Vaticano II, ha sottolineato che la Chiesa è chiamata a riscoprire la propria identità per essere testimone viva nel mondo.
Tra i vari interventi, quello del prof. Salvatore Vaccarella ha sottolineato la sfida della fede e il bisogno di senso nella vita: “Oggi viviamo una domanda di senso molto forte: qual è il senso della mia vita? Una domanda semplice, ma con una risposta complessa”, ha evidenziato il filosofo. “La mia identità è nella relazione con gli altri. Solo nella relazione acquisto un’identità, anche se qui iniziano i problemi, perché è controversa”, ha aggiunto, ponendo l’accento sulla dimensione relazionale come cardine dell’esperienza umana.
Particolarmente stimolante e diverso è stato l’intervento del prof. Gaetano Magro, anatomo-patologo dell’Università di Catania. Padre Michele ha voluto fortemente la sua presenza per aprire la comunità ecclesiale a una diversità di pensiero. Il prof. Magro ha proposto una visione laica e scettica della vita, stimolando una riflessione profonda con il suo approccio affabile.
“Ho ascoltato tutti, in particolare padre Michele, perché volevo capire il suo percorso. Lui appartiene al 20% degli uomini di buona volontà, quelli che fanno le cose per passione, al di là delle maschere che bisogna indossare”, ha dichiarato.
Da medico e docente universitario, Magro ha evidenziato che “il problema della crisi vocazionale non riguarda solo l’ambito religioso, ma anche le professioni più dure e impegnative”. Ha quindi sollevato interrogativi cruciali: “La Chiesa di oggi è al passo con i tempi? A partire dall’uso del linguaggio e dalla presentazione dei contenuti”, si è chiesto, riflettendo anche sulla questione delle chiese vuote e sulla mancanza di ricambio generazionale.
“Non accettare la propria diversità rispetto a un tempo significa non voler e non saper leggere la storia. Invece, qualcuno c’è che vuole cambiare qualcosa”, ha osservato, sottolineando inoltre che “c’è bisogno di un rinnovamento che parta dal basso, perché non si può continuare ad avere una trascendenza lontana dalla realtà”.
Il giovane Paolo Puccia, con il suo intervento finale, ha rappresentato il punto di vista delle nuove generazioni, future protagoniste della Chiesa: “I giovani portano idee nuove, ma spesso si sentono distanti dalla Chiesa per un divario tra fede e vita reale. Questo divario va colmato”, ha affermato con determinazione.
Padre Antonello Abbate ha chiuso con una riflessione sintetica ma potente: “La vita è una grande maestra: non esistono credenti o atei, ma persone. Il ruolo del sacerdote non deve far perdere il patrimonio affettivo della persona”.
L’incontro si è rivelato un’importante occasione di dialogo e riflessione, evidenziando il bisogno di una Chiesa in continua rinascita, capace di parlare al mondo contemporaneo e di accompagnare i fedeli con uno sguardo sempre rinnovato.