Modica – Dopo le stazioni nazionali in Toscana e Lombardia il dies irae di Mario Bonanno è approdato a Modica lo scorso 28 febbraio presso il salone della Società Operaia, dove è stato presentato ‘Bitte, Kèin Reclame’ (Per favore, niente pubblicità), ultimo lavoro del pubblicista-saggista. Sollecitata dalle domande del giornalista Stefano Taccone, quella di Bonanno è stata un’ appassionata catilinaria ad alzo zero argomentativo che non ha risparmiato nessuno: globalismo, società civile, dittatura sanitaria, organi di stampa, democrazie occidentali, un sistema pubblicitario sempre più pervasivo, definito dall’autore come “braccio armato e ipnotizzante” del capitalismo attuale.
“L’orda sterminata dei consumatori-zombi del Capitale – ha detto Bonanno – sfugge allo sforzo intellettuale, ammaestrata come risulta essere al consumo di beni superflui e alla distrazione di massa che passa dalle ola negli stadi, dai trenini brasileggianti e i conti alla rovescia di ogni fine anno, a dispetto dei conti che non tornano. Anche se nella vita vera la gente muore ancora di fame o di clima o sotto le bombe, non soltanto russe. Anche se il mondo occidentale marcisce progressivamente, immerso in un sonno della ragione che genera mostri, e l’utopia di un mondo alternativo al mondo capitalizzato è un miraggio nel deserto rutilante del fascio-liberismo”.
Dall’ora e mezzo di assolo fuori dai denti inscenato da Bonanno si è usciti, infine, alquanto frastornati, per via dell’inquietante sensazione che la danza sulle rovine della civiltà evinta dalle pagine di ‘Bitte, Kèin Reclame’ non sia fine a se stessa, quanto piuttosto un appello, l’ultimo, alla presa di coscienza, al recupero di un pensiero e una consapevolezza critici, troppo spesso sacrificati alla bulimia consumistica.
Presente all’incontro anche il presidente della Società di Mutuo Soccorso Giorgio Solarino, che ha ribadito come l’occasione sia venuta ad inserirsi nel progetto societario “di intensificare l’impegno e la diffusione culturali in un periodo storico che spesso sembrerebbe evitare una seria dialettica su temi di riflessione e di stretta attualità”.