Il Comune di Modica ha presentato ricorso al TAR di Catania per l’annullamento del Decreto Assessoriale 1778/DAR del 30 dicembre riguardante la nomina di un Commissario ad Acta per l’individuazione delle somme da versare nella casse della società SSR ATO AMBIENTE Ragusa ad estinzione del debito contratto dal Comune per il conferimento dei rifiuti presso cava dei Modicani. L’ammontare complessivo delle somme da versare è di 464.623 euro. Il Comune di Modica ritiene illegittimo questo provvedimento in quanto già
creditore nei confronti degli altri comuni facenti parte dell’ATO Ambiente Ragusa di somme ben più cospicue che superano i 2 milioni di euro. Per capire meglio le ragioni dell’Ente di Palazzo S.Domenico bisogna fare un salto indietro, per la precisione di 10 anni. Era il 12 ottobre 2010 quando il collegio dei liquidatori dell’Ato 7 di Ragusa negava ai comuni di Modica, Scicli, Ispica e Pozzallo l’autorizzazione a conferire i propri rifiuti presso la discarica di Cava dei Modicani. Le Città in questione furono costrette a ricorrere a discariche extraprovinciali con maggiore aggravio di costi di conferimento. Ai quattro Comuni fu data ragione l’anno successivo dal collegio arbitrale che impose all’Ato Ambiente Ragusa di garantire a tutti i Comuni l’espletamento del servizio integrato di conferimento a prescindere dalla localizzazione.
I costi maggiori per i Comuni “penalizzati” andavano da dividere tra tutti quelli facenti parte dell’Ato Ragusa. Da quel momento, nonostante i solleciti presentati dal Comune di Modica, l’SRR ha individuato le somme da versare al Comune di Modica ma non ha potuto procedere alla ripartizione perché i singoli Comuni non hanno fornito i dati necessari per poterla effettuare. Ad oggi gli altri Comuni della Provincia sono debitori nei confronti del solo Comune di Modica di circa 2 milioni e 300 mila euro. “Appare paradossale – commenta il Sindaco Abbate – da parte dell’Assessorato Regionale diffidare un Comune ed inviare il Commissario quando lo stesso organismo non provvede ad effettuare i conteggi e chiedere ai vari Comuni debitori quanto dovuto.
Questo modus operandi arreca grave danno al nostro Ente perché, pur essendo creditore di una somma decisamente importante, si trova ad essere commissariato e sistematicamente ricattato per un importo inferiore. Mi piacerebbe capire le ragioni del comportamento della Regione che usa il metodo coercitivo nei confronti di un Comune in difficoltà economiche senza garantirgli le giuste entrate che gli spettano, condannandolo a pagare spese in più per un servizio che dovrebbe essere uguale per tutti. Ed inoltre stigmatizzo il comportamento degli altri Sindaci della provincia che, pur essendo a conoscenza del loro debito, non hanno esitato a chiedere l’invio del Commissario per il rientro del loro presunto credito. Perché gli altri comuni che sono nella nostra stessa situazione non alzano la voce e chiedono quanto dovuto?