Ragusa – Già sabato mattina Ragusa presentava quello che ormai in tutti i telegiornali, e per tutte o quasi le citta piccole medie e grandi, viene definito un aspetto insolito. Ridotto al minimo il traffico di auto, pochissimi pedoni, soprattutto conduttori di cani e qualche runner, singolo o al massimo in coppia. E poi, citando Baglioni, il sabato pian piano se ne è andato via e all’imbrunire e poi quando si è fatto buio, la città ha assunto un aspetto spettrale e silenzioso e dalle 20 in poi solo poche auto che in massima parte si sono rivelate quelle del servizio a domicilio delle pizzerie che, chiuse al pubblico dalle 18 in poi, si erano attrezzate per tale necessità e per rendere fattibile la tradizionale pizza del sabato sera, però rigorosamente ristretta ai nuclei famigliari.
E allo stesso modo Ragusa si è svegliata per la sua prima domenica da zona rossa. Niente traffico e molto silenzio. Perfino davanti ad uno dei più grossi supermercati cittadini, fila ben distanziata di avventori e all’interno, grazie alla regolamentazione delle entrate, corridoi semivuoti che non davano ai clienti possibilità di venire a stretto contatto l’un con l’altro, per finire alle casse dove si arrivava senza far fila, si depositava la spesa sul nastro scorrevole, si passava oltre le/i cassieri, si pagava e si sistemavano gli acquisti nelle buste o nelle borse. Il tutto in una atmosfera ovattata e appunto insolita.
Dai balconi aperti dei vari palazzi si è potuto constatare che in molte famiglie ci si è dedicati anima e corpo a pulizie di vetri ed infissi, a stendere bucati, e darsi la voce come forse si era persa l’abitudine, approfittandoo della mattinata abbastanza soleggiata. Nel pomeriggio domenicale poi, complice il fatto che il cielo si era coperto totalmente con grosse nuvole nere, silenzio e probabilmente un po’ di tristezza hanno avuto il sopravvento. Senza il bisogno di dover, freneticamente, trovare un modo di trascorrere la domenica pomeriggio tra riunioni con amici, cinema o teatro, passeggiata nei centro commerciali, ed esclusa totalmente la classica passeggiata a Marina.
E nel frattempo i programmi televisivi di informazione, tutti con collegamenti rigorosamente via skype, fornivano tristi bollettini di guerra, ma anche qualche bell’esempio di resistena alla tragedia: i cori spontanei dai palazzi dei quartieri delle città, il buon Vecchioni che dalla finestra ha intonato la sua ‘sogna ragazzo, sogna’, il paracadutista militare che fluttuando con il paracadute ha tenuto aperto un grande tricolore, il lenzuolo bianco con la scritta arcobaleno #andràtuttobene sulla balconata che si affaccia sul prospetto della chiesa del Sacro Cuore a Ragusa, per iniziativa del parroco, don Marco Diara (che si è occupato personalmente di disegnare l’arcobaleno), l’ingenuo e commovente drappo con l’immancabile arcobaleno e l’hastag andràtuttobene e le firme di tre ragazzini. E a noi piace chiudere ribadendo #iorestoacasa e #andràtuttobene (daniele distefano)