Pozzallo – “Si ha la sensazione di un grande affanno delle Strutture Sanitarie in provincia di Ragusa nel fronteggiare il contagio del covid-19 che giorno dopo giorno si fa sempre più serio”. E’ quanto scrivono in un nota congiunta i sindaci di Pozzallo, Roberto Ammatuna, di Scicli, Enzo Giannone e di Chiaramonte Gulfi, Sebastiano Gurrieri. “Occorre riordinare le idee, fermarci qualche ora e capire in che situazione ci si trova in questo momento. Le strutture ospedaliere, – si legge nella nota congiunta dei tre sindaci – nonostante il grande lavoro degli operatori sanitari che non smetteremo mai di ringraziare, vivono momenti di oggettiva difficoltà. I Pronti Soccorso sono strapieni e le Terapie Intensive lavorano già a pieno ritmo. Nei mesi scorsi si era programmato di destinare l’OMPA come Nosocomio COVID-19, oggi invece i pazienti contagiati sono ricoverati in tutti gli ospedali con il rischio di promiscuità.
C’è stato un evidente ritardo degli Organi Regionali nella programmazione dell’offerta sanitaria per l’emergenza COVID che è sotto gli occhi di tutti. Inoltre, lo smaltimento dei rifiuti speciali nelle abitazioni dei casi positivi avviene con molta lentezza, i tamponi dei soggetti positivi, in quarantena e di altri soggetti a rischio, vengono eseguiti con ritardo esasperante e sono sempre più frequenti i ricorsi alle strutture private. Nello stesso tempo una circolare dell’Assessore alla Salute Razza prevede l’esecuzione di tamponi rapidi nei comuni siciliani con popolazione superiore a 30.000 abitanti. È stata questa un’iniziativa encomiabile. L’interrogativo che ci si pone però, è se quest’operazione è stata resa possibile dallo stesso personale che quotidianamente esegue dalla mattina alla sera i tamponi a chi ne ha la necessità, perché se così fosse e speriamo che non sia così, non sarebbe un modo corretto di affrontare la drammatica situazione attuale che vede un aumento molto rapido dei contagi nella provincia di Ragusa.
Occorre eseguire, prima di tutto e con rapidità, i tamponi di controllo ai soggetti positivi e a chi è in quarantena. Per quanto riguarda gli screening, bisogna subito eseguirli impegnando nuovo personale e soprattutto coinvolgendo i medici di base che devono essere messi nella condizione di poterlo fare. L’ASP dovrebbe dotarli di D.P.I. e tamponi, il Comune potrebbe mettere a disposizione locali e attrezzature. C’è qualche timido segnale che si muove in questa direzione ma non basta. Soltanto in questo modo potrebbero essere possibili screening mirati nelle scuole, nelle case di riposo, negli uffici pubblici ecc..
E’ evidente che un numero maggiore di tamponi aiuta a combattere meglio il contagio, ma il tutto deve avvenire dosando bene le priorità”.