Scicli – Gli impianti agrivoltaici per definizione prevedono una felice “convivenza” nelle aziende agricole tra produzione fotovoltaica e le colture, o l’allevamento. Un’integrazione necessaria, se vogliamo avviare la decarbonizzazione del nostro sistema energetico, ricercando un punto di equilibrio tra redditività dell’installazione fotovoltaica e produzione agricola. “L’impianto di Scicli di contrada Landolina di prossima realizzazione da parte della Falk Renowables , non è un impianto agrivoltaico connesso ad una azienda agricola” dichiara Alessia Gambuzza, – presidente di Legambiente Scicli “Kiafura”- “Si tratta di un impianto fotovoltaico a terra, di notevoli dimensioni, collocato in zona agricola. Il circolo Legambiente di Scicli ha mosso sin da subito i propri rilievi nei confronti del progetto in sede di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Valutazione Ambientale Strategica (VAS) perché l’impianto impattava negativamente con il paesaggio della campagna iblea e con le prescrizioni del piano paesaggistico della provincia di Ragusa. Laddove il paesaggio è “bene comune” riconosciuto e protetto dalla nostra Costituzione. È anche grazie alle nostre osservazioni, a quelle della Soprintendenza e della stessa Commissione VIA VAS che il progetto finale è stato rivisto e rimodulato.
Legambiente è favorevole allo sviluppo del fotovoltaico, ma il PEARS della Regione Sicilia (Piano energetico ambientale della Regione Sicilia) prevede la collocazione degli impianti industriali in cave e miniere esaurite, Siti di Interesse Nazionale – SIN – discariche esaurite e “…ad altri siti”, genericamente individuati come “terreni agricoli degradati”. Il ruolo di Legambiente è quello di spingere verso la transizione energetica e stiamo lavorando in tutta Italia perché si affermi l’agrivoltaico per superare i problemi del fotovoltaico tradizionale sui terreni agricoli. Al nostro fianco vorremmo registrare la presenza attiva e attenta degli enti territoriali. Nel caso specifico, spetterà al Comune di Scicli regolamentare al più presto l’insediamento degli impianti fotovoltaici, curando che su terreni agricoli possa svilupparsi soltanto la produzione fotovoltaica legata all’agricoltura.
Per gli impianti esistenti, occorrerà fare di tutto affinché le ferite al paesaggio vengano il più possibile mitigate, che la gestione del terreno occupato dall’impianto venga effettuata in modo da reintegrare il terreno agricolo nella sua funzione produttiva, che le alterazioni prodotte dai pannelli vengano condotte a livelli accettabili senza procurare carichi sull’ambiente e sulle opere comuni, che la gestione e il fine vita dell’impianto, intese sia come destinazione dei materiali di risulta dalle manutenzioni, sia ripristino dei luoghi, possano avvenire senza ulteriori gravami ambientali e sulla comunità in generale”.