Ancora interventi relativi agli incendi che hanno martoriato anche la provincia di Ragusa la settimana scorsa, distruggendo in maniera preoccupante il polmone verde di Calaforno. La presidente del circolo Il Carrubo di Legambiente Ragusa, Nadia Tumino, parla di “una catastrofe, un territorio distrutto, un panorama spettrale. L’incendio a Calaforno oltre ai danni alle aziende, che sono enormi, ha prodotto un danno non quantificabile all’ambiente. Il micidiale mix fra temperature elevate per così tanto tempo, il vento e la mano criminale oltre le politiche inadeguate, stanno distruggendo il nostro futuro e il patrimonio boschivo della nostra provincia”. Secondo Tumino “non bastano forestali, volontari e mezzi aerei, il governo deve inviare i nuclei investigativi dei carabinieri forestali.
La situazione peggiora di anno in anno ( sono trascorsi appena 4 anni da quando è stata distrutta dal fuoco la pineta di Chiaramonte), sia per l’aumento delle temperature dovute ai cambiamenti climatici, sia per i troppi delinquenti che appiccano indisturbati il fuoco. Come nel caso degli allevatori di Buccheri arrestati per aver appiccato il fuoco per avere più pascoli. Ci deve fare riflettere il fatto che da una parte vi è l’aumento di pastori e degli allevatori che vengono da altre province limitrofe che praticano l’allevamento allo stato brado principalmente nei territori di Monterosso e Giarratana e dall’altra l’aumento degli incendi negli stessi territori. Come ci deve fare riflettere il fatto che dove l’allevamento è stabulato o semi stabulato e dove c’è l’ossatura della zootecnia iblea non ci sono incendi o sono rari”. Poi la presidente di Legambiente Ragusa ricorda “lo scorso novembre, quindi ampiamente in anticipo, Legambiente Sicilia ha presentato un primo documento contenente proposte, che ha inviato a tutte le istituzioni regionali, per adottare alcune misure urgenti, in risposta alle devastazioni di questi anni.
Ma nulla di tutto questo, che Legambiente Sicilia ritiene alla base della prevenzione degli incendi, è stato fatto. Ormai per quest’anno bisogna limitare i danni ma occorre pensare sin da ora al 2022. Ma ricostruire ciò che è stato distrutto è assolutamente insufficiente”. Nadia Tumino non si limita all’analisi della situazione attuale e avanza proposte ben precise “con le temperature che aumenteranno e con le piogge che scarseggeranno a causa dei cambiamenti climatici occorre un grande investimento in opere di forestazione, anche urbana, spostando risorse da opere che consumano nuovo suolo come l’autostrada Modica-Gela e impattanti sull’ambiente. L’obiettivo minimo dovrà essere la piantumazione di 1.000.000 di piante in provincia di Ragusa entro il 2030. Nel frattempo si dovrà proteggere il patrimonio boschivo esistente con i seguenti interventi : rendere obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile, sia come condizione per l’utilizzo della manodopera che per l’accesso ai fondi pubblici; introdurre il divieto tutto l’anno della bruciatura in pieno campo delle stoppie e della vegetazione naturale; estendere il divieto di pascolo per 10 anni su tutte le aree con vegetazione naturale e agraria percorse dal fuoco; disporre la decadenza per 10 anni da ogni beneficio finanziario per le aziende agricole, forestali e pastorali la cui superficie nell’anno è stata interessata dal fuoco per una percentuale superiore al 5% della superficie aziendale; nei comprensori a rilevanza turistica, la chiusura per 5 anni ad ogni attività di fruizione e del tempo libero delle aree percorse dal fuoco ricadenti all’interno di parchi, riserve naturali e demani forestali”.
Anche la Cisl di Ragusa-Siracusa interviene con precise proposte a favore di chi è stato colpito dagli incendi. La segretaria generale Vera Carasi ricorda che “l’Ebas, ente bilaterale regionale per l’artigianato, attraverso l’erogazione di contribuzioni economiche, ha deciso di accorrere in aiuto delle aziende del settore rimaste vittima dell’emergenza incendi” e commenta “è opportuno rammentare questa opportunità anche ai titolari delle aziende locali che sono state colpite dalle fiamme visto che i roghi, non bastasse la pandemia, stanno mettendo in seria crisi non solo il comparto agricolo, ma anche le attività artigiane, indebolendo il sistema delle aziende locali”. A proposito dell’Ebas, Carasi ricorda ancora “l’ente, costituito dalle confederazioni delle imprese e dei sindacati di settore, ha stabilito di intervenire mettendo a disposizione alcune misure. Che arrivano dopo il soccorso offerto sul fronte della cassa integrazione.
E fanno leva sul fondo regionale destinato a far fronte agli “eventi eccezionali” e spiega “l’impresa che ha subito danni causati da un evento di forza maggiore qual è appunto un incendio, può ottenere dall’Ebas un contributo del 30% delle somme spese per risanare i danni materiali subiti, per un massimo di 5.000 euro. Inoltre, nel caso in cui il disastro abbia causato la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa, è previsto un contributo giornaliero per il lavoratore, di 30 euro, per un massimo di 30 giornate lavorative nell’arco di 12 mesi”. Per ottenere l’erogazione delle prestazioni a carico del fondo Ebas, i richiedenti “sono tenuti a presentare apposita domanda esclusivamente in modalità telematica tramite gli sportelli territoriali delle organizzazioni socie dell’ente”. Ecco perché viene rivolto un invito alle imprese artigiane e ai loro dipendenti interessati a prendere contatti con le sedi delle confederazioni e con gli sportelli per l’artigianato aperti in tutti i comuni da Cgil, Cisl e Uil. (da.di.)