Ragusa – Quest’anno ricorre il 99°anniversario dell’eccidio fascista del 9 aprile 1921 a Ragusa, quando vennero barbaramente uccisi in piazza San Giovanni i braccianti Rosario Occhipinti, Carmelo Vitale e Rosario Gurrieri, mentre assistevano a un comizio socialista. Le squadre fasciste, sotto la direzione di Filippo Pennavaria e della borghesia agraria iblea, dipingevano col sangue il cammino del fascismo: dopo Ragusa toccherà a Modica nel mese di maggio, ma tutti i paesi del circondario vedranno violenze, incendi delle leghe e camere del lavoro, imposizione delle dimissioni alle amministrazioni comunali socialiste.
Dal 2002 commemoriamo le vittime del fascismo ibleo sotto la lapide posta nella stessa piazza teatro del vile eccidio; quest’anno non potremo apporre la nostra corona di fiori, ma vogliamo ugualmente che questo anniversario non passi in silenzio. Il ventennio che aveva inizio con il sangue dei braccianti, dei lavoratori e degli antifascisti, con il carcere, il confino e l’esilio, fu per l’Italia una lunga quarantena in cui un’intera popolazione venne privata dei più elementari diritti (di riunione, di organizzazione, di sciopero, di partecipazione alla vita della società), venne strumentalizzata e piegata alla volontà di un regime che basava il suo consenso sulla paura e sulla diffusione dell’odio verso nemici inventati di sana pianta: gli africani, gli ebrei, gli antifascisti, gli omosessuali, i rom, e venne cacciata in guerre sanguinose (Africa, Libia, Spagna, seconda guerra mondiale) che diedero il colpo di grazia a 40 milioni di italiani stremati e terrorizzati.
La libertà non è una merce che può essere scambiata con “beni” come la sicurezza, la salute, il lavoro: essa è la linfa che deve sempre alimentare ogni fase della nostra vita; è il metro con cui misurare le decisioni di chi governa e comanda. Senza libertà, eguaglianza, giustizia sociale, non c’è benessere, salvaguardia della salute, sicurezza per nessuno.