Ragusa – Camerini: l’attore si prepara prima di entrare in scena. Un’attesa febbrile, la sua, che oggi si fa ancora più trepidante, nell’aspettativa di sapere quando potrà tornare a solcare il palcoscenico. È a questa sospensione che la Compagnia G.o.D.o.T. di Ragusa s’ispira nel suo ultimo progetto, Camerini appunto, che conclude l’iniziativa Il manifesto del piatto: per un provvisorio teatro Ri-dimensionato. Tre video, su testi di Lina Maria Ugolini, realizzati dagli attori dei laboratori Lab, diretti da Vittorio Bonaccorso, in uscita sulla pagina fb del Manifesto in tre date importanti per il Paese: il 18 maggio, giorno dell’avvio della ripresa con le prime incisive aperture è stato reso pubblico il primo, il secondo uscirà il 25 maggio quando potranno aprire nuove realtà e infine l’ultimo a giugno, quando i teatri e i palcoscenici torneranno ad animarsi di vita vera.
Si avvicina così alla conclusione Il manifesto del piatto, nato da un’idea della stessa Ugolini che ha promosso una visione precisa del teatro in questo tempo di quarantena, elaborando con Vittorio Bonaccorso un manifesto appunto che si appresti a diventare simbolo culturale di questo periodo. Un progetto che è una forma provocatoria e momentanea di fare teatro, che vede l'utilizzo dell'immagine e della metafora poetica, nell'attesa di poter ritornare alla vera essenza del teatro: cioè l'osmosi con il pubblico dal vivo. Un teatro ri-dimensionato che fa appello a “una diversa modalità di contatto, altro rapporto tra forma e sostanza” – come recita il manifesto. Un teatro ri-dimensionato che rifugge “da ogni attrattiva offerta dai social che miri al subitaneo riversare di qualsiasi forma di esibizione che riempia lo spazio-tempo virtuale”.
Un teatro ri-dimensionato che reinventa, cerca, insegue “l’osmosi tra palcoscenico e platea, tra l’attore-uomo che agisce e colui che guarda e assiste”. In queste settimane sono stati diversi i contributi artistici che hanno arricchito il manifesto, Pietro Montandon, Joe Schittino, Anna Passanisi per citarne alcuni, ma anche altri bravi artisti dal resto d’Italia e dagli stessi attori della compagnia, fino a destare l’attenzione del Centro nazionale di drammaturgia italiana contemporanea dove è stato pubblicato. Una forma di resilienza culturale a un virus che ha scomposto il genere umano senza distinzione, riducendo tutti ad essenza perché, come si legge nel manifesto: “Tutto è bene quel che finisce bene.
Sia nostra la vostra stima, son vostri i nostri ruoli, a noi le vostre ombre, a voi i nostri cuori”. Tutti i contributi sono fruibili sulla pagina fb “Manifesto del piatto: per un teatro ri-dimensionato”.