Anniversario assassinio Peppino Impastato. Ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Chi scrive ricorda benissimo, ancora, la mattina del 9 maggio 1978. Caoticamente le edizioni speciali dei telegiornali riferivano del ritrovamento del corpo del presidente Aldo Moro dentro la Renault rossa. In quelle stesse ore, in sordina, la notizia che sui binari della ferrovia vicino a Cinisi l'estremista Peppino Impastato era saltato in aria deponendo una bomba. Fummo allora in pochi a gridare subito che era un delitto di mafia, che niente nella storia politica di Peppino potesse far pensare ad un suo atto di quel genere. Ci vollero anni di battaglie e processi per arrivare alla verità che avevamo subito intuita, e che mamma Felicia continò a propugnare sempre e senza dubbi. Nello stesso giorno due morti sideralmente lontane ma un unico vulnus per la democrazia italiana.
A distanza di 43 anni sulla morte di Peppino Impastato, su esecutori e, in parte, sui mandanti, sui depistaggi compiuti allora nel corso delle indagini, non rimangono dubbi ed il suo nome appartiene di diritto al purtroppo lungo elenco delle vittime di mafia. E sul fronte istituzionale, anche la Consulta giovanile di Ragusa ha voluto ricordare Impastato aderendo all’invito di ANCI Sicilia, rivolto a tutti i comuni della Regione, a ricordare questa figura di giornalista e attivista siciliano da sempre impegnato a denunciare le attività di cosa nostra e assassinato proprio per questo motivo. Vogliamo riportare – scrivono i componenti dell’organismo giovanile – alcune sue parole, profonde, importanti e purtroppo ancora troppo attuali. E' fondamentale ricordare quanto sia importante spiegare, oggi come non mai e specie alle nuove generazioni, quanto valga ciò per cui Peppino è stato disposto a morire – come anche nel caso del Giudice Rosario Livatino, che viene beatificato proprio nella stessa giornata in cui ricordiamo Impastato – e quanto si debba credere nei valori dell'onestà, del rispetto delle regole, dell'opporsi ad ogni forma di mafia e criminalità.
Perchè un "non dimenticare" sia un "ricordare" quanto ci si debba impegnare concretamente, al di là delle ricorrenze. La Consulta giovanile ricorda infine questa frase di peppeino Impastato “se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. (daniele distefano)